Pablo Escobar, Il Padrone del Male – Juan Pablo Escobar

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Pablo Escobar è uno di quei malavitosi che la storia ha iscritto nella Hall of Fame dei criminali, insieme ad Al Capone, Lucky Luciano, John Gotti, Lin Gotti, Lin Fame, Bass Tardo, Per Verso, per dirne solo alcuni. Il motivo di questa fama non lo so, non ho particolare stima dei boss in generale, dei loro metodi, del loro carisma, nonostante il cinema abbia reso pieni di fascino personaggi come Vito Corleone o Tony Montana. Quindi non mi avvicino a questo libro per sbavare dinanzi alle gesta di uno dei più potenti narcotrafficanti della storia, ma lo faccio per conoscere il filtro attraverso cui il figlio di una persona così guarda il mondo. Perché questo libro è su Pablo, ma l’ha scritto Juan Pablo, suo figlio, dopo la morte del padre*, raccogliendo testimonianze tra i suoi amici e nemici, ed intrecciandole con i suoi ricordi e con le confidenze che il padre gli ha fatto in vita.

Il libro
Il libro all’inizio è brutto, rega’, ve lo dico. Dovete ave’ pazienza.
In primo luogo perché Juan Pablo, che io chiamerò Giampaolo, racconta un sacco di fatti che poteva benissimo evitare di approfondire perché a me, ma penso a chiunque, di sapere che tua zia (che sarà pure la sorella del più grande narcotrafficante della storia) è mezzastronza e c’ha i calli ai piedi e che tu nonno (anche lui padre del più grande bla bla bla…) è mezzomatto e soffre de stipsi me ne frega poco in realtà.
E poi mettici pure che il libro nella prima parte è snervantemente pieno di errori di battitura, forse perché in NewtonCompton le bozze le correggono col T9, chenesò….
Comunque.

Il libro (riproviamo…)
Armati di pazienza fino ai denti si riesce ad andare avanti nella lettura, perché alla fine la carne al fuoco è veramente tanta. Pablo è una forza della natura, vive in un paese ed in un periodo storico favorevoli alle attività clandestine tipo il traffico di droga, e lui, come da copione, diventa così ricco e potente da credere di poter fare ogni cosa: il politico, il benefattore, il giustiziere, e, in senso neanche troppo lato, Dio. La sua parabola discende, come da copione, quando comincia una guerra spietata contro gli altri cartelli della droga e contro lo stato rendendosi protagonista di svariate vittime innocenti, come Giampaolo racconta nel lungo capitolo del libro intitolato BARBARIE. Poi, ahò, voi magari vi siete visti ottodieci serie di Narcos [io l’unico Narcos che conosco è quello che rappa tre canne a giro in due persone, narcos rap è religione / baby girls, col mio nome sopra le t-shirts] e sapete tutto quello che c’è da sapere sui crimini di Pablo, ma io non sapevo quasi un cazzo (come da copione) per cui un po’ di accapponamento di pelle mi è preso.

Considerazioni
Quindi Pablo di qua e Pablo di là.
Di qua padre premuroso, marito affettuoso anche se un po’ puttaniere, persona attenta alle necessità del popolo.
Di là invece uomo ambizioso, capomafia, politico corrotto e corruttore, assassino spietato.
Ok, bene, però portiamo a chiudere perché il libro è lungo e non bellissimissimo ed io non vorrei scrivere una cosa lunga e non bellissimissima. Perciò:

  1. Giampaolo dimostra di essere il figlio con duepallecosì di due genitori con duepallecosì quando a babbo morto si presenta insieme alla madre al cospetto dei capi dei clan rivali per chiedere perdono dei crimini commessi dal padre, per spezzettare e consegnare tutti i loro beni come compensazione, e, non meno importante, per avere salva la vita.
  2. Giampaolo mentre il padre faceva e disfaceva tutto era solo un bambino. Andò dai capi clan rivali che era poco più di un ragazzino.
  3. Giampaolo ridimostra di avere duepallecosì diventando un ambasciatore di pace andandosi a cercare tutte le vittime dei crimini commessi dal padre, per scusarsi privatamente e pubblicamente e fare così un passo, tardivo ma comunque significativo, verso la pace.
  4. Giampaolo ha tutta la mia stima come persona ma non come scrittore. E io già me lo vedo Giampaoletto che piange in un angolo perché non è riuscito a conquistarmi. Paole’, daje, nun fa’ così che poi ce rimango male… niente de personale, sù… però i libri lasciali scrive’ a quelli bravi.

Conclusione
Libro interessante, ma pieno di nomi, date, luoghi che rendono la narrazione troppo fitta.
Quindi.
Libro pesante como el plomo.

Ciao.

*Pablo Escobar Gaviria è morto su un tetto mentre scappava dalla polizia in ciabatte e canottiera. Senza musica drammatica in sottofondo. Con gli sbirri che si fanno le foto col suo cadavere**. Una cosa più lontana da Hollywood di questa non si è mai vista. Però comunque lostesso infatti mannaggia, invece del film c’hano fatto la serietivvù. Ormai ‘n se butta più gnente….

** Su ‘sta cosa che gli sbirri si fanno foto sbeffeggianti sul cadavere dell’uomo che per anni li ha foraggiati riempendoli di plata dovremmo aprire una grossa parentesi di bassezza, piccolezza, infamezza ed insignifichezza poliziottesca colombianesima ma noi che siamo su queste pagine abbiamo scelto di elevarci culturalmente e glisseremo con eleganza scuotendo la testa e borbottando cose tipo mortacci vostri…

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