O.Z – Paolo Massagli

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Succede questo.
Dorothy (del Kansas) a un certo punto fuma crack di una certa qualità appena recapitatole dal vicino Oklahoma e spicca il volo, e con lei vola anche tutta la casa, detta “er cucuzzaro”. La casa atterra sulla strega dell’Est che con due soldi mio padre comprò. La strega muore, ma tanto ce ne sono altre tre, di cui due buone, una acida, due zoppe e una maculata. Tutte belle gnocche, anche se piene di cicatrici, chi con le corna, chi col pisello, chi col seno aperto tipo melograno.
Ok non è proprio tutto vero quello che ho appena scritto, ma non vi dico qual’è la parte vera e qual’è la parte non.
Dicevamo di Dorothy (del Kansas).
La protagonista di questo macabro adattamento graficnovelloso di Il meraviglioso Mago di Oz di Frank Baum (che io non ho ovviamente mai letto) si chiama come quella originale, e cioè appunto Dorothy (del Kansas), ma potrebbe chiamarsi tranquillamente Avril (dell’Ontario) perché è chiaramente una tipa punkettona con i calzettoni a strisce da cheerleader, le trecce, il fare malizioso e le mutande un po’ lente pronte ad essere scansate di lato per una sveltina nel primo cesso del primo piano del primo college sulla strada per Lawrence. Però Dorothy (del Kansas) detta Avril (dell’Ontario), nonostante il suo essere punk con tanto di cicatrice sul viso, alla fine della fiera assiste piatta e passiva alla trama disegnata per lei dall’autore che non stravolge il suo percorso fatto di mattoni gialli facendole compiere gesti eclatanti, tipo dare fuoco all’uomo di paglia, o riempire di birra l’uomo di latta, ma la fa arrivare ben bene senza torcerle un capello al cospetto del mago di Oz – anche lui tipetto carino, giovane, implume, con l’occhio triste, dal passato interessante e dal futuro brillante, un illusionista così bravo che Edward Norton levati e vai subito a spicciargli casa.
Fine.

Considerazioni fatte sulla tazza del cesso.
L’idea di prendere la storia del mago di Oz e stravolgerla è di per sé molto buona ma mi aspettavo di più a livello di trama. Ad occhio e croce il grosso della narrazione è stato messo in mano al disegno, con dettagli, zoom, primi piani, attici, suspance, dependance e cazzi vari. Ma come sapete queste finezze io non sono in grado di recepirle tutte perché il mio cervello è quello che è, e sul tratto o lo stile o la bravura di un disegnatore non ho il curriculum per pronunciarmi.
Tutto sommato sembra un’occasione persa per fare una cosa cazzuta, ma per me è stata comunque una scusa per rimettermi in cuffia questo pezzone dei DeLaSoul, con la voce di Redman che volente nolente e rappante ha fatto da intro e outro a tutta la storia…

Party people, your dreams have now been fulfilled
Get your ass up, and let’s get ill
That’s right y’all, we more than rough, we callin your bluff
And when it comes to rhymes…

 

A dopo.

 

 

P.S. 1
Non serve dire (ma lo dico) che Rah Digga (del New Jersey) contro Dorothy (del Kansas) e Avril (dell’Ontario) vince seizzèro seizzèro in quanto ad ignoranza.

P.S. 2
Non serve nemmeno dire (ma non l’ho detto prima – quindi lo dico) che il contenuto del libro è esplicit-erotic-unpo’spint-bizzarro.

P.S. 3
Serve invece dire (e quindi lo dico nel terzo post-scriptum, limortaccimìa….) che questo libro mi è stato recapitato gratuitamente dalla gentilissima e lungimirante curatrice de LaPiccolaVolante, casa editrice indipendente con sede a Villacidro (del Sud Sardegna) e quindi questo libro è il libro più bello del mondo!

 

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