#everychildismychild (parte 1) – Artisti Vari

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Allora cominciamo subito col dire una cosa: la frase “every child is my child” non è che la possono dire proprio tutti. Cioè per dire che ogni figlio è il tuo devi essere almeno uno tipo Bob Marley oppure Ol’ Dirty Bastard che ne hanno più di una dozzina ciascuno, sparsi qua e là. Però vabè, facciamo finta di niente e andiamo avanti.
Questa frase, preceduta dal cancelletto, decide di scriverla anche l’attrice Anna Foglietta per provare a contribuire in modo concreto alla causa siriana, soprattutto per quanto concerne la parte più debole della popolazione, i bambini.
Per provare a smuovere l’opinione pubblica con la visibilità che ha chi fa parte del mondo dello spettacolo, Annetta decide di coinvolgere più persone possibili tra i suoi contatti ed i risultati sono varie raccolte di fondi (tra cui ricordo un concerto organizzato da Edoardo Leo la scorsa estate) e progetti come questo libro. In molti rispondono al suo appello: Claudio Bisio, Daniele Silvestri, Luca Argentero, La Pina, Paola Cortellesi, J-Ax, Giorgia, ed ecco che il progetto prende forma.

Il libro
Il libro è un bel librone cartonato, levigato e profumato. L’impatto visivo è molto bello sia del fronte che del retro con il lettering curato da Andrea Cavallini. Il prezzo è di 18 pesantissimi euro, ma ricordiamo che nessun artista ha percepito nulla e che buona parte della somma spesa andrà devoluta per la costruzione della “scuola cerotto” in Turchia al confine con la Siria (info qui). La struttura interna non è rivoluzionaria: ad ogni storia viene abbinata un’illustrazione a pagina intera curata da vari artisti (nella foto sotto un esempio). Tra gli illustratori che partecipano al progetto compaiono anche Anna Laura Cantone, Debora Guidi, Gaia Stella, Paola Rollo, Zosia Dzierzawska e Cristina Amodeo, donne che hanno messo il loro tratto anche in Storie della buonanotte per bambine ribelli (trattato qui).

Le storie
Fra tutti i personaggi dello spettacolo che sostengono la campagna, 33 sposano l’idea di raccontare la felicità, sia essa legata ad un ricordo d’infanzia o ad un evento recente; qualcuno va a ripescare una vecchia storia, altri ne inventano una nuova. Qui di seguito andiamo a spulciarcele una ad una, e vedremo che i risultati sono variabili.
N.B.
Siccome le storie sono trentatré, dividerò l’analisi in tre parti che pubblicherò sul blog man mano contribuendo così (nel mio infinitamente piccolo) a pubblicizzare quest’iniziativa il più a lungo possibile. Qui le prime undici:

Niccolò Agliardi scava nella sua memoria in cerca di una vecchia amicizia ma non la trova né quella né le uova di pasqua perse nel giardino che nessuno sa. Delicato e profondo.
Luca Argentero ci tiene a ricordare a tutti che se lui ha il coltellino svizzero in mano (chiamalo coltellino… 124 accessori: c’ha più componenti di una mitragliatrice!) Batman e Chuck Norris si mettono la parannanza e vanno a spicciargli casa. MacSilver.
Claudio Bisio si mette al mac a scricrive una storia che narra di lui che si mette al mac a scrivere una storia ma gli va giù la batteria e la storia non la finisce. E vorrei tanto che fosse successo veramente perché le paginette che ha riempito non sono all’altezza del suo nome. Da un semidio come lui mi aspettavo molto di più. Mormorii e qualche fischio dagli spalti.
Marco Bonini non sapevo chi fosse fino a quando ho letto il suo racconto (molto carino) di felicità con la F maiuscola che mi ha colpito soprattutto perché a un certo punto dice che da piccolo andava a fare le vacanze ad Anzio e allora è diventato subito un fratello. Ci vediamo al Tirrena.
Andrea Bosca correva appresso ai gatti ma i gatti scappavano. Fino a quando lui si è stufato di corrergli appresso e i gatti hanno pensato “meno male”. Ma poi una gatta partorisce e gli porta i micetti e lui pensa, “mah, mi sembra una cosa carina da raccontare”. Simbolico.
Lorena Cacciatore ri-racconta una storia che le raccontava lo zio quand’era fanciulla aggiungendo però un tocco di magia nel colpo di scena finale. Carina, delicata e profumata di Sicilia.
Paolo Calabresi fa strike. Scrive bene, semplice e dritto. Riesce a racchiudere in due pagine un ricordo di sofferenza ed uno di pace e serenità tenuti insieme dalla figura paterna, taciturna ma spacchiusa. Fino a qui, la preferita della mia bimba. Iena Plissken.
Giorgia Cardaci scrive una cosa tipo terzo capitolo della saga di Nemo & Co. che potremmo chiamare “Finding Betzie”. Racconto metaforico di una balena che cerca il suo habitat altrove, ma capisce di essere già nel posto giusto solo dopo aver provato a fuggirne. Fish-on designer.
Alessandro Cattelan, divertente come al solito, ripercorre la sua prima volta in bici da solo, di sera. Una lunghissima gita di 5 minuti che ha segnato il passaggio dall’essere bambino all’ok sono un uomo bello e fatto – ormai il mondo è mio – levatevi tutti. Sliding doors.
Martina Colombari rende pubblica la storia che racconta al suo bimbo per spiegare i tatuaggi che ha sparsi per il corpo: un pipistrello, un drago, una volpe. Li mischia in una storiella senza colpi di scena. Buon per lei che non si è tatuata un tibale sennò avrebbe dovuto inventarsi un rapimento di una tribù indigena. Ink redibile.
Lodovica Comello era felice quando giocava con la sua cagnolina maltese Camilla. Insieme facevano un sacco di giochi ed erano migliori amiche per sempre -nel mondo – nella vita – nell’universo e non le dovete rompere le palle co’ ‘sta cosa che la Cami è solo un cane perché Lodovica è buona e cara ma non toccatele la Cami che qui finisce a schifìo, io vi avverto. Se la abbandoni il maltese sei tu.

 

Ok, queste sono le prime undici storie vere e magiche di piccola e grande felicità.
A breve da queste parti troverete le altre ventidue.

#everybookismybook

 

Ciao.

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