Posted by Approccio numero uno.
Come ci sono arrivato in India non lo so. A leggere un autore indiano, dico. Non lo so.
Che mi ha detto la testa?
Perché un indiano, così lontano geograficamente e culturalmente?
Chi me lo ha consigliato?
Ah, sì. E’ stata Giorgia della libreria Il Giardino del Mago.
E perché me lo avrà consigliato?
Forse quando le ho detto che sono di Lavinio, avrà pensato di mettermi a mio agio?
O è stato un modo per dirmi: guarda che il tuo blog fa schifo – dai che hai capito – non fare l’indiano?
Ah, no. Era perché mi parlava bene di una casa editrice di Roma che si chiama Racconti Edizioni.
E infatti.
Approccio numero due.
Leggo questo libro molto bello ed a parte il fatto che ogni tanto l’autore chiama le cose con il loro vero nome indiano e le scrive in corsivo, mi sta piacendo parecchio. Sono tutti racconti brevi che trascurano la loro brevità e vanno belli giù in profondità fino a farti “percepire”. Molto bene, mi dico. Ma la freagatura è dietro l’angolo. Perché i maledetti ti lasciano lì, come uno stronzo. Perché loro sono brevi, capito? Finiscono subito. E ci rimango male. Me la pìo ìnter, penso. E mi chiedo se è più facile scrivere una cosa breve o una cosa lunga, e non so darmi risposta (perché sono ignorante). Poi mi chiedo se è più facile leggere una cosa corta o una cosa lunga, e la risposta è che a me piacciono più le cose lunghe (perché sono uno che si affeziona). Però mi piace anche questo libro (perché sono uno che si adatta).
Approccio numero tre.
Checcazzodilibrofìco, pieno di storie che ti sporcano le dita e gli occhi:
senticheppuzza ‘sto McDonald indiano,
senticomedisséta ‘sta bottiglia d’acqua,
ammazzacomestordisce ‘sta palla di calce,
st’hotel è una caciara,
la superstizione non è ‘na cosa da americani,
‘sta fiera delle meteore diverte a discapito.
Fine.
तुम देखो, नमस्ते.
मेरी क्रिसमस anche a te e famiglia.😗
अपनी बहन को नमस्ते कहना