Va tutto bene – Alberto Madrigal

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La cosa bella di questo libro sono i disegni.
E se solo io fossi uno bravo ora mi metterei qui a spiegarvi perfiloeperségno quanto è difficile fare i disegni che fa Madrigal (a proposito, come suona bene Madrigal: sembra il nome dello stadio di una squadra spagnola – la Juventus, reduce dalla dura trasferta al Madrigal, non va oltre il pareggio con il Benevento….). Perché sono acquerelli, questo è evidente. Però Alberto mica si sarà messo lì con i tondini della Giotto ed il bicchiere d’acqua, no? E allora avrà usato qualche plugin per Illustrator dal nome supercool, tipo aquerellizator, watercolor blaze, romantic brush… Chenesò, comunque qualcosa che rende ogni sua tavola molto bella e delicata.

Capitolo a parte per i dialoghi che, capiamoci, non sono male, ma sono abbasatanza ridotti all’osso: troppo composti per i miei gusti, piuttosto nelle righe, introspettivi q.b., cotti a fuoco moderato.
Per fortuna un finale ad effetto che si palesa improvvisamente risolve un po’ la situazione: un epilogo costruito ad hoc e a ritroso tra una merda di cane e l’altra.

Non un capolavoro, ma un bel libricino che si legge nel tempo di un caffè (Aò, non è che posso sempre di’ “il tempo di una cacata” – poi pare che sto sempre al cesso – anche se il tempo di lettura è quello eh…) e che lascia una sensazione positiva nonostante tutto l’intreccio si srotoli nell’incertezza del futuro che boh, chilosà…

In ultimo, avrò fatto in tempo a lasciarmi sfuggire chissà quanti dettagli, ma non questa citazione nella foto qui sotto in alto a sinistra, con scritto Rebibbia Regna, chiaro riferimento ai lavori di Zerocalcare.

Shit happens.

Ciao.

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