Bloody Roots – Max Cavalera, Joel McIver

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Forse sarà un cazzatella da niente – roba da fissati – di chi si attacca al fumo della pipa – ma il fatto che la prefazione a questo libro, scritta da Dave Grohl (ex-membro dei Nirvana e ora leader maximo dei Foo Fighters, idolo del mondointéro e futuro presidente degli Stati Uniti) non sia pubblicizzato in copertina mi spinge subito a voler bene ai tipi di Tsunami Edizioni. E sulla scia di ciò, cioè del fatto che non spiattellino subito una cosa fica, ma lascino al lettore la sopresa di scoprirla, mi aspetto altre chicche e sulla fiducia penso già a questo come a “un cazzo di libro”, e quindi giù conclusioni affrettate tipo: soldibenspési, sieteimieieròi, rockandròll, vivogliobène, fatestagedìvingcheviprendoìo, vogliolavorareinTsunàmi, vivaiSepultùra…

Eh, sì, i Sepultura: gruppo thrash metal anni 90, hardcore alla morte, brutti e puzzolenti, anfibi e mimetiche, brasiliani che cantano in inglese, Roots bloody roots, War for territory. Questo è quello che ricordo di loro prima di aprire il libro. Vediamo se c’è dell’altro, cioè vediamo quanto altro c’è, perché all’epoca per me i ragazzi erano troppo spinti.

Ok, a libro finito posso dire che quella appena letta è una delle autobiografie più godibili su cui abbia messo gli occhi, scritta con semplicità e senza soffermarsi su particolari inutili come ha fatto Dave Mustaine nella sua. Ma forse la semplicità è stata proprio la maniera in cui Max Cavalera, che chiamerò Massimetto, figlio di un italiano emigrato in Brasile, tal Graziano, ha vissuto la sua vita. Attenzione, non è che è stata semplice la sua vita, anzi, però il suo modo di affrontarla è stato lineare: musica e basta. La musica salva, la musica conforta. Sia quando ha dovuto affrontare delle perdite dolorose (il padre, il figliastro), sia quando in modo assurdo ha visto sfuggirsi anche la propria creatura, la propria band.

Contrariamente ad altre rockstar, Massimetto non si è drogato poi tanto. Diciamo che gli piaceva bere ed ha toccato l’immancabile punto di non ritorno che ti porta in un centro riabilitativo, ma senza andare a rota di cocaina o eroina come molti suoi colleghi, tipo Duff McKagan. La musica è stata la parte centrale della sua vita, la continua ricerca di ispirazioni che lo ha spinto a viaggiare ed a cercare suoni in Turchia, in Egitto, in Russia, in Serbia, in Francia oppure a fare jam-sessions con indigeni brasiliani nella giungla. Questa sua voglia di sperimentare lo ha portato a collaborare con numerosi artisti/band, tra cui i David Ellefson dei Megadeth, David Vincent dei Morbid Angel, Rex Brown dei Pantera, Sean Lennon, Tom Araya degli Slayer, Corey Taylor degli Slipknot, Alex Newport dei Fudge Tunnel (con cui ha fondato i Nailbomb), i Deftones, i Probot, robetta così, insomma.

Massimetto, profilo basso ma una personalità davvero potente, con circa 25 album sul groppone concepiti quasi interamente nel suo grembo, si racconta con sincerità e grinta rimarcando pochi semplici concetti, tra cui il fatto di essere sempre stato ai margini della società, un disadattato, un rinnegato, un emarginato. Ma, e questo lo sottolineo io, anche un talento, un guerriero, una persona amata da chiunque l’abbia conosciuto.

Quando non ci sarò più, sarò comunque fiero di aver preso la strada più difficile – perché è la strada migliore. I nostri dischi non vanno al primo posto in classifica, ma non me ne frega un cazzo. Ho la mia integrità ed è ciò per cui voglio essere ricordato.


Metal up yo’ ass

Ciao

P.S. Nella foto qui sopra, con i figli di Massimetto, Bill Ward dei Black Sabbath sembra Zdenek Zeman, è ve’?..

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