1984 – George Orwell

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70 anni fa esatti veniva pubblicato 1984.

Più o meno tutti sanno che questo romanzo di Orwell è diventato uno dei più chiacchierati, più citati, più tirati in ballo, piùsani-piùbelli della storia della letteratura del mondo conosciuto. Giorgio Orbene (lo chiamo così perché ho una certa confidenza con George – ci siamo conosciuti quando ho letto La Fattoria degli Animali) inizia a scrivere il racconto nel 1948 ma riesce a pubblicarlo solo nel 1949 perché lo sai com’è, tra ‘na cosa e n’altra, tra il dire e il fare, tra il brusco e l’usco, tralallerotrallallà, passa un annetto.

Più o meno tutti sanno anche la trama del romanzo, perché Giorgetto si inventa un leader immaginario che decide di chiamare Grande Fratello (in inglese big brother = fratello maggiore), termine che ormai identifica il nome del reality show che rinchiude in una casa piena di telecamere persone affamate di fama. Anche se bisogna precisare che nel libro non si parla di telecamere bensì di teleschermi; o al limite di microfoni, che servono per raggiungere i posti meno cablati tipo le campagne, dove infatti vanno a scopa’ i protagonisti Winston e Julia, pensando di non essere visti o uditi. Ciò significa – se ci pensate bene – che nonostante tutto il pessimismo possibile verso il futuro travasato in questo racconto distopico, Giorgetto nostro comunque non aveva ipotizzato che nel 2019 a casa mia (zona Eurasia del sud – come indicato nella mappa qui sotto, presa dal sito bigthink.com) l’Adsl potesse scaricare ancora a meno di due megabit al secondo. Per dire, insomma, che a volte la realtà è più infame delle peggiori fantasie.

Immagine presa dal sito bigthink.com

Ok, quindi il libro lo conoscono più o meno tutti, la storia la conoscono più o meno tutti, che cosa potrei dire io – prolet qualunque – che ancora non sapete? Probabilmente niente, se non le solite tre o quattro cazzate. Per cui, forza: diciamole e leviamoci dalle palle.

La prima cazzata.

Il libro è forte. Forte nel senso della forza vera e propria, non quella di Star Wars, ma quella della corrente del fiume che ti prende e ti trascina e ti sbatte dove le pare e ti accanna solo quando decide lei; a destinazione, forse, se ti dice bene. Perché a Giorgio glie rode er culo forte e si vede e si sente perché scrive ignorante e a quel poro Winston gli combina le peggio cose. Sia quando è (apparentemente) libero sia quando viene catturato dal partito. Se questo romanzo è una metafora, è la metafora dell’inferno: il continuo giudizio, l’angoscia, la pena, la tortura, la morte, la vita dopo la morte, la ri-morte.

La seconda, la terza e la quarta cazzata.

1984 evoca un sacco di immagini: quella del Grande Fratello che tutto comanda, tutto sa e tutto vede perché sempre guarda – che poi ma che cazzo se guardaaò eddài, fa’ er bravo che sto al cesso… che poi ‘o sapevo che il carpaccio non moo dovevo magna’ perché poi me sentivo male… – raffigurato nell’immagine qui sotto non da Giorgetto ma dal canadese Frederic Guimont che nel 2004 ha cominciato a lavorare al fumetto 1984 – The Comic (che poi chissà che è successo, forse ‘sto fumetto non s’aveva da fare o forse Federico è stato scovato dalla psicopolizia, fattostà che alla fine il fumetto ancora non esiste).

Un’altra immagine è proprio quella che ci imprime nella mente l’insormontabile O’Brien, cercando di spiegare che il fine del potere è solo altro potere: se vuoi un simbolo figurato del futuro, immagina uno stivale che calpesta un volto umano… per sempre”.

Un’altra immagine Giorgetto ce la serve facile: lui sa che io sto leggendo il suo libro e allora mi vene incontro abbracciandomi, sorridendomi e ricordandomi che la guerra è pace (sticazzi…), che la libertà è schiavitù (idem…), e, cosa più importante, che l’ignoranza è forza. Ti voglio bene, Giorgio. Lo sai che in quanto ad ignoranza sono il più forte: as strong as vinegar, direi quasi.


O’Brien: “Dimmi, Winston – e niente bugie, ricordati, lo sai che sono sempre capace di scoprire una bugia -, che cosa provi veramente per il Grande Fratello?”

Winston: “Lo odio.”

O’Brien: “Lo odii. Bene. E’ arrivato il momento, per te, di compiere l’ultimo passo. Tu devi amare il Grande Fratello. Obbedirgli non basta, lo devi amare.”


Un libro sacro, un libro de Cristo, un libro che tutti dovrebbero leggere, un libro che dovrebbe essere gratuito, come i farmaci per la pressione.

Sta vita è un calcio di rigore ed io, spero che non sbaglio / ma indosso la maglia di Roby Baggio..
E qua non è più il ’94, è dieci anni prima / e se non sai di cosa parlo, fai la fila.. (cit.
Mezzosangue)

Ciao.

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