Il buio oltre la siepe – Harper Lee

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Questo è un libro che non devo certo raccontarvelo io. Cioè, se devo raccontarvelo io state messi male. State messi peggio di me. State sdraiati sui binari del treno, proprio.

Questo è probabilmente il romanzo più letto negli Stati Uniti, additato anche da Barack Obama come uno dei più begli esempi di lotta al pregiudizio. Non bastasse questo, ne è stato tratto anche un film con Gregory Peck che ci ha preso pure l’Oscar come miglior attore. Insomma roba grossa, non pizza e fichi americani.

Questo libro però, siccome sono il buontempone che tutti conoscete, l’ho letto solo per fare il gioco di parole SIEPE / SIERPE, come dimostrato dalla foto qui sotto. Non certo per la forza che queste righe sprigionano a 60 anni di distanza. Temi che purtroppo tra l’altro (ma anche tra l’alléro) stanno tornando maledettamente attuali.

Questo libro ti immerge nel racconto di una donna adulta che ripercorre la sua infanzia vissuta nel Sud degli Stati Uniti negli anni trenta – durante la Grande Depressione – a cavallo di alcuni episodi che l’hanno segnata per sempre: 1) La paura che aveva di quello che c’era nella casa oltre la siepe, dove abitava Arthur Radley, detto Boo, un ragazzo cresciuto segregato in casa e di cui si raccontavano cose strane, che nella fantasia di Scout e di suo fratello Jem si amplificavano; 2) Ciò che si scatena in paese quando suo padre Atticus Finch, avvocato, difende con fierezza un “negro” accusato di stupro.

Un libro scritto bene, a volte un po’ troppo infarcito di dettagli per il mio gusto personale, ma che riesce a farti indossare pantaloni, bretelle e cappello ed a portarti in giro per le strade di Maycomb.

Un libro che va letto, presto o tardi, visto che il mondo si sta riempendo di Ewell, cioè di gente che spara agli usignoli.

Here is something you can’t understand: how I could just kill a man!

Ciao.

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