La verità sul caso Harry Quebert – Joël Dicker

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Il bestione di un milionedipàgine sta in casa mia perché l’hanno regalato a mia moglie al grido di Non puoi capi’ che figo ‘sto libro, sì, è un mattone è vvero, però scorre, ti incolla, ti appassiona…

Così mia moglie lo legge e dice Sì, effettivamente è bello, Succede un macello, è figo, lèggitelo pure te…

E allora èccoce qua.

Il libro è un giallo. Un giallo investigativo, mi pare. Un giallo ad enigma, si dice. Un giallo paglierino, magari. Fruttato, retrogusto di serie tv. Da servire freddo. Contiene omicidi.

Il libro parla di uno che ha scritto un libro – non un libro qualunque: un bestseller – ma che non riesce più a scrivere e allora va dall’amico scrittore che ha scritto un libro più bestseller del suo. Quindi diciamo che l’inizio non è il massimo, con questi due scrittori famosi che si dicono a vicenda – Sei più bravo tu… – No, ma che dici? Tu sei il migliore… – See vabbè, ma tu hai scritto una pietra miliare… – E allora il tuo libro? Ha fatto letteratura… – Eh ma il tuo libro aveva più pagine… – Eh, il tuo profumava di tabacco… – Il tuo allora che quando lo aprivi partiva la musica di Morricone?.. roba così.

Poi per fortuna salta fuori un omicidio sennò quei due – Harry Quebert e Marcus Goldman – stavano ancora lì a leccarsi il culo a Vicenza. Quindi Quebert dice – Vado un attimo in prigione perché mi stanno accusando di omicidio ed occultamento di cadavere ma non ti preoccupare eh, metti su il caffè così dopo parliamo dei nostri libri…, e allora Goldman risponde – Ah sì? E allora io nel frattempo visto che tanto il libro nuovo non riesco a scriverlo mi metto a fare l’investigatore che tanto mi è sempre piaciuto. Vado a comprarmi pure un bel trench giallo così assomiglio a Stefania Petyx… e così facendo (e dicendo) la storia inizia.

E quando la faccenda inizia si scopre che ad Aurora, piccola cittadina sul mare, nel New Hampshire*, ognuno ha qualcosa da nascondere, nessuno si fa i cazzi propri ed il più pulito c’ha la rogna coi bubboni a prugna. E, come si intuisce guardando la foto qui sopra tratta dalla locandina della serie tv, si parla di una ragazzina scomparsa, di un uomo affascinante innamorato e di POLICE LINE DO NOT CROSS. Quindi in sostanza MIND THE GAP e occhio a non inciampare negli indizi che Joël Dicker, ovvero Gioele Cazzaro, nonostante la scrittura un po’ acerba e povera soprattutto nei dialoghi, riesce a seminare nell’arco della narrazione con l’intento di tenerci incollati fino a quando ci svelerà il mistero, il colpevole, i complici, la vittima, l’assassino, il cinese, il maggiordomo, l’arma del delitto.

Poi, oh, se tu sei bravo, alla fine dici: – Ah, sì, io l’avevo capito subito… Oppure se sei meno bravo: – No, non ci posso credere… Se poi sei terra terra, come me: – Hai capito quel pezzo de fango!… Ma in ogni caso dirai: – Aò, e daje, era ora! Gnaa facevo più…

Ciao.

* Aurora non esiste, e questa cosa non si scopre leggendo. L’ho scoperta cercando su Google Maps. E ho pure rosicato perché, mannaggia tutto, dopo averla battuta in lungo e in largo alla ricerca di tracce, testimonianze, indizi, assassini, infami e ladri, in pratica la conoscevo come se ci abitassi da una vita, e invece niente: se l’è inventata il Cazzaro. Poi uno dice…. E non esiste nemmeno Goose Cove, la famosa casa sul mare intorno a cui tutto ruota. Però almeno questa è ispirata ad una casa reale: Petite Plaisance, la tenuta dove Marguerite Yourcenar ha scritto Memorie di Adriano, e questa su Maps la trovate, anzi ve la linko direttamente: eccola!