Cleopatra – Alberto Angela

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Alberto Angela con la scusa della Storia e della Geografia decide di parlarci di una delle più grandi gnocche di sempre. Perché anche Alberto, che è di buona famiglia, sa che se vuole vendere i libri a dei rifiuti suburbani come me, dentro ci deve mettere quella cosa che la Treccani descrive qui.

E allora eccoci: vi dirò tre o quattro cose su questo bellissimo ma pericoloso libro anticipandovi fin da subito chi sono i protagonisti della Storia (scritta volutamente con la S maiuscola).

Voce fuori campo: Alberto Angela, er fijo de Piero

Alberto Angela sta sempre in tv – anche in edicola e in libreria, ma più spesso in tv – a parla’ de questo e de quello, e ammazza com’è bravo Alberto Angela, è come er padre, è meglio der padre, ‘mmazza quante cose sa Alberto Angela, ma poi hai visto come te le spiega bene, proprio si vede che la sua è una passione, e poi senti: volemo parla’ de quant’è bbono Alberto Angela? Cioè proprio Tom Hardy spostati…

Attrice protagonista: Cleopatra, ‘a fija de ‘na madre ignota

Cleopatra Teo Filopàtore è figlia di Tolomeo Teo Filopàtore Filadelfo Neo Diòniso (per fortuna detto solo Aulète o Noto) da parte di padre e di Chissacchì da parte di madre. La regina egiziana non è egiziana come Anksenammon, Nefertiti o Nefertari, cioè non è che cammina co’ una mano davanti e una di dietro*, perché ormai siamo nell’Egitto Tolomaico (‘ssaggia st’Egitto, è greco…. Com’é?..), nato con Alessandro Magno e morto proprio con Cleopatra. La figura de Cleopatra, dice Alberto, non è importante solo perché parliamo di una delle teaser più clamorose della storia, ma anche per il ruolo strategico e politico che la egizia-tolomaica regina ha avuto nella svolta di Roma da Repubblica a Impero. Donna coraggiosa, determinata e forte. Oltre che bbona.

Attore non protagonista: Giulio Cesare, er fijo de Giulio Cesare

Giulietto Cesaretto nostro si chiamava come il padre. E pare che pur appartenendo alla Gens Julia s’è dovuto fa’ un bel buociodecùlo per arrivare fino alla carica di console prima e dittatore poi. Insomma non è che se l’è portata da casa, al contrario di Ottaviano, figlio della figlia della sorella, il classico raccomandato bustagiàlla demmèrda. Giulietto nostro dal canto suo era il vero e proprio king di Roma: la moglie romana e l’amante egiziana, le truppe pronte a morire ad un suo cenno, il popolo ai suoi piedi, il senato puro**.

Antagonista n.1: Bruto, er fijo de Cesare (così se dice ‘n giro)

Tutti sanno che Bruto uccise Cesare a coltellate, ma pare non sia andata proprio così. Bruto, insieme a Cassio, è stato il principale organizzatore dell’attentato, ma non il materiale esecutore. Ha sì fatto parte del gruppo di congiurati (tutti obbligati a sferrare coltellate al dittatore), ma di fatto l’unica coltellata che è andata a segno, quella mortale, l’ha sferrata uno dei due fratelli Casca (e qui casca l’asino, direte voi…). Bruto è diventato famoso invece per la frase che Cesare sembra gli abbia rivolto quando l’ha visto nel gruppo dei congiurati dicendogli: Tu quoque, Brute, fili mi – che poi sarebbe A Bruto, ma pure tu me stai a dà le cortellate, che me sa che sei pure mezzo fijo mio, ma che davero, li mortacci tua, Bru’!…

Attore protagonista: Marco Antonio, fio degli Antonii, omo de fiducia de Cesare

Marco Antonio, detto solo Antonio, era uno bellobèllo in modo assurdo, una statua di marmo vivente: petto largo, riccioloni, sorrisone, denti bianchi. Tant’è che anche l’espressione guarda che Marcantonio deriva dalla sua prestanza, micacàzzi. Antonio subentra a Cesare sia come capo delle legioni romane sia come amante di Cleopatra. Prende sul serio entrambe le faccende, ma diciamo che la seconda cosa condiziona molto la prima, da cui anche l’espressione coniata dal senato romano: tira più un pelo di figa che Ben Hur in discesa sulla sua biga…

Secondo antagonista: Ottaviano, er fio de la nipote de Cesare

Ok. Mo va bene tutto. Ma er poro Ottaviano qualcosa glie deve ave’ fatto de sbagliato a Albertino nostro sennò non si spiega tutto quest’astio, quest’acredine, questo risentimento. L’ipotesi più accreditata tra noi che bazzichiamo l’Accademia della Truzza è che alla fermata Ottaviano della Metro A Albertino è stato scippato o gli hanno fatto qualche prepotenza i zingari o roba così. Perché per lui Ottaviano = uomo fatto di merda secca, viscido calcolatore, meschino stratega. Pure mezzofròcio, se vogliamo.

Fine dell’elenco dei personaggi. Ma anche Fine primo tempo.

Il libro: tutta nantra Ssòria.

Al netto degli altisonanti nomi dei protagonisti, garanzia di pubblico al botteghino, rimane un libro molto interessante per la quantità smisurata di curiosità ed aneddoti che Albertino snocciola coattamente sapendo che tanto qualsiasi cosa dice noi se pijamo tutto perché in testa c’avemo delle cicale cicale cicale e della formica invece non ci cale mica (cit.).

Lo stile narrativo di Alberto è molto romanzato (cosa che lui premette ad inizio libro), facile e divulgativo. Fa spesso riferimento ad altri studiosi a cui si appoggia per dare forza alle sue teorie e alle sue ricostruzioni basate su supposizioni dovute alla mancanza di documenti. Sta cosa è un po’ stucchevole, va detto. Si creano dei momenti di imbarazzo in cui Alberto guarda per terra perché ha paura di incrociare lo sguardo severo del lettore che vorrebbe dirgli Albe’, ma che cazzo sta a di’?..

Il pezzetto di Storia che coinvolge i personaggi elencati sopra (dall’elenco manca Cassio, ma vabbè che Cassio ce frega…) va dalle Idi di Marzo fatali a Cesare, passa per la Battaglia di Filippi, si conclude con la Battaglia di Azio. Tutte tappe famose celebrate in ogni testo scolastico, ma Albertino nostro, uomo sensibile, ci tiene a sottolineare che tra una battaglia famosa e l’altra ci sono state anche tappe intermedie, tipo le truppe di Bruto che espugnano Xanto.

Una gran bella lettura, appassionante ed interessante. Ma anche pericolosa perché ti lascia dentro il tarlo della curiosità che potrebbe portare ad approfondire la materia, costringendo il lettore ignorante a staccare per sempre la scialuppa dalle sponde dell’ignoranza a noi tanto care.

Alla fine mi sa che ho parlato troppo poco di Cleopatra, ma ormai non mi metto a riscrivere tutto perché alea iacta est.

Ciao

* Walk like an Egyptian

** Puro nel senso romanesco, alla Carletto Mazzone = pure.

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