Hip Hop Family Tree, vol.3 – Ed Piskor

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Siamo giunti al capitolo #3 della Saga a fumetti più bella che il signore abbia mai creato (oh, il signore di cui parlo si chiama Ed Piskor, eh: foto ed info qui sotto).

In questo episodio nostro signore GesuPiskòr tratta il biennio 1983/84, periodo caratterizzato dalla consacrazione dei RUN DMC, headliners di quasi tutti gli eventi Rap, che infatti si beccano anche la copertina del volume.

Pisquo passa più volte il suo evidenziatore sulla cricca di visi pallidi formata da Rick Rubin e i Beastie Boys, produttori, sperimentatori, attenti ad ogni suono, sempre con un orecchio al Rap ed uno al Punk. Le immagini qui sotto mostrano quando proprio Rubin, sfinito dalle continue telefonate di Todd, ragazzotto di Long Island che si fa chiamare LL Cool J (Ladies Love Cool James – che cazzo de nome… io la cassetta l’avrei buttata dalla finestra…), si decide ad ascoltare il suo demo-tape. Il resto – come si suol dire – è storia.

Molto spazio se lo merita anche Russell “Rush” Simmons, produttore di Curtis Blow e dei RUN DMC, sempre più attivo ed influente nel mercato ed in procinto di formare proprio con Rubin la storica Def Jam, una delle etichette discografiche più potenti di sempre.

Si prendono il loro giusto spazio anche il duo Whodini, il losangelino Ice T, la coppia leggendaria formata da Doug E Fresh e Slick Rick (già Ricky D), l’incontro tra il dj Chucky D ed un matto che risponde al nome di Flavor Flav, ma soprattutto Lawrence Parker – detto Krishna per la sua attenzione alla spiritualità – che decide fin da subito che il suo nome dovrà stare un gradino sopra agli altri. Stiamo parlando di tal KRS-One.

Il ChicoPiskor in questo volume decide anche che non può non raccontarci di quanto ha fatto l’impresario svizzero Charles Stettler, organizzatore di vari eventi di grande portata (fuori misura per l’epoca – e per questo diventati storici) con il solo risultato però di diventare il produttore dei Disco Three, ribattezzati dopo un po’ e per sempre Fat Boys (io me li ricordo solo per il pezzo che faceva The Fat Boys are back, And you know they can never be wack…). Che poi quanto fa’ ride’ il fatto che Piskor disegni i tre come se fossero i mostri giganti e cattivi di Ken il guerriero?..

Insomma questo volume, al pari degli altri, contiene una serie infinita di dettagli e di chicche che l’autore incastra a volte anche in modo un po’ forzato facendo dei rapidi cambi di soggetto da una pagina all’altra, spiazzando il lettore e rallentando un po’ la narrazione. Però lo spessore del materiale fa sì che il gioco valga sempre la candela.

Brass Monkey, that funky Monkey!
Brass Monkey junkie, that funky Monkey!

Ciao, saluti da st’amico qui sotto.

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