Finale di Partita – Samuel Beckett

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Tutto accadde per colpa o per merito dell’amico mio Peppe.
Tale amico mio Peppe stava inerpicato su un tetto in cantiere senza caschetto o protezione quando ha pensato bene di cadere giù fino a quasi uccidersi, cavandosela per sua fortuna però solo con contusioni, bestemmie ed entrambi i polsi fratturati. Glisserò (con sospetta eleganza) su come fece Peppe con le braccia bloccate a mangiare ma soprattutto a farsi il bidet ed altre cose autoerotiche e vi porterò invece con me sul lungomare di Anzio per raccontarvi di quella volta che andai a trovare Peppe ingessato.


Quella volta che andai a trovare Peppe ingessato
Seduto ad un tavolo che riusciva a contenere una importante quantità di bicchieri di prosecco, Peppe era in compagnia di Isabelga, Clautia e Alessangra (i loro nomi sono stati camuffati per tutela della privacy). E poco dopo il mio arrivo ci raggiunse anche Angeto (stesso discorso della privacy di prima), un tipo che conoscevo di vista ma con cui non parlavo da 20 anni. Proprio Angeto intraprese con Isabelga una discussione entusiasta e via via sempre più approfondita sul teatro di un certo Beckett. Visto il mio status di ignorante ma vista anche la mia fame di cultura, cominciai a fare domande su questo Beckett, chiedendo i motivi di così tanta ammirazione. Le risposte furono purtroppo vaghe, sbrigative, incomplete e superficiali. Della serie: noi facciamo teatro e viviamo di teatro da anni e ancora non riusciamo a capirlo bene a ‘sto cazzo di Beckett e tu ora vuoi che io ti spieghi tutto quello che ho imparato con il sudore mentre tu stai lì comodo e ti scoli 20 prosecchi a buffo? Ma ti attachi al cazzo, proprio.. Infatti tutto quello che riuscii con fatica a far uscire dalle loro svogliate bocche fu che i personaggi e le rappresentazioni di Beckett sono beckettiane. Non molto, direi.


Quindi per colpa o per merito dell’amico mio Peppe mi trovai costretto ad approfondire la questione di Beckett, che scoprii poi di nome faceva Samuel, come L. Jackson. Acquistai dunque il libro con il titolo che più mi ispirava (in realtà ho comprato quello che costava meno, perchè l’ignoranza è figlia della tirchieria), e che guardacaso secondo un certo Adorno* è la maggiore opera teatrale del buon Samuele (*Theodor Adorno è un filosofo tedesco che scrisse un saggio intitolato Tentativio di capire Finale di Partita. Pensa su che terreno mi sono andato ad avventurare oggi, limortaccimìa).

Finale di Partita (a.k.a. Zona Cesarini)
Trattasi di un testo teatrale (si dice così?). Quindi due righe ci introducono all’ambientazione, scarna e grigia, e poi si parte con i dialoghi tra i quattro personaggi, due principali e due marginali. Il principale, per posizione sul palco e per importanza, è infermo. Il suo compagno di battute non è che stia benissimo, anche lui. Gli altri due sono dei tronchi umani che vivono ciascuno nel suo bidone. Partiamo benissimo, quindi. I dialoghi sono geniali: sembrano andare in qualche direzione salvo poi tornare sempre al punto di partenza. Solo alla fine della rappresentazione i due personaggi non riescono più ad evitare con le infinite posticipazioni di cui si rendono protagonisti il taglio del cordone ombelicale che li lega. Molto bello, ma va detto che a me i dialoghi fanno impazzire, anche se preferisco quelli infarciti di oscenità, tipo quelli che Kevin Smith fa pronunciare ai suoi. Poi di certo ci saranno state mille citazioni, sfumature e colpi di scena che non avrò colto ma come dicono in Bretagna ed in alcune parti del Galles, sticazzi.

In conclusione, Beckett è un gran fico ma Peppe è un pezzodemmerda. Perché, dopo circa un anno, quando un osso me lo sono rotto io, non è mai venuto a trovarmi cavandosela con una telefonata ed un paio di messaggi whatsapp. Però la conclusione vera, sommando la faccenda di Beckett con la faccenda di Peppe, è racchiusa dentro questa canzone di Skizo e Gruff.

Ciao a tutti, tranne che a Peppe.

 

P.S.
Mi sono ricordato che alle scuole superiori, la prof. di Inglese ci aveva fatto leggere Waiting for Godot. Cioè, staccapì! Avevo letto un’opera di Beckett in lingua quasi-originale! Se non fossi così maledettamente ignorante mi atteggerei ad intellettuale.

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