La Suocera (Hecyra) – Terenzio (Publio Terenzio Afro)

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Nella non più stretta cruna dell’ago della mia ingoranza dovrebbe riuscire a passarci ormai anche un cammello turistico di Marsa Alam, perché per arrivare a comprare (e poi leggere!..) un libro del genere bisogna essere ad buon punto del cammino verso la decerebrazione. Ho pensato:
vediamo se anche gli antichi avevano problemi con le suocere,
vediamo se avevano messo a punto qualche rimedio anti-suocera, qualche impacco fatto con le famose bucce dei fichi,
vediamo se posso quindi fare come facevano gli antichi,
vediamo,..
Vediamo!

Preso libro. Aperto libro. Mmm…no, direi che non vediamo.

Intanto si tratta di un testo teatrale (ma sai che ti dico?… meglio così, a me i dialoghi piacciono),
poi è scritto in latino (ma sai che ti dico?… meglio così, vado a prendere IL vocabolario),
poi è una rappresentazione che la prima volta che l’hanno fatta in un teatro all’aperto l’hanno sospesa perché qualche metro più in là c’erano i circensi ed il pubblico era distratto (ma sai che ti dico?… meglio così, un’opera bistrattata è più chic).

Ma veniamo al sodo. O alla sodomia, vista la trama.

Il protagonista si lascia con la schiava-amante di cui è innamorato per fare contenta la famiglia e mettersi con un buon partito, ossia la vicina di casa. Ma lei dopo pochi giorni di matrimonio abbandona improvvisamente il tetto coniugale e tutti pensano sia per colpa della suocera (e allora ‘o vedi che pure nell’antichità le suocere rompevano i coglioni?..). Invece la novella sposa va a nascondersi perché è stata messa incinta da qualcuno che non è il neo-marito e non vuole disonorarlo. Si scopre poi che è stata vittima di uno stupro. Lui ci rimane male, capisce che lei è innocente ma per difendere il buon nome della famiglia non può riprenderla in casa. Almeno fino a quando non viene chiarito che a struprarla era stata proprio lui qualche tempo prima di maritarla. Allora tuttapposto amici come prima anzi deppiù semo maritoemoglie onnò? chessemo forti vieqquà daglie’nbacetto a lello tuo…
Un cinepanettone antico, in sostanza.
Manca ‘a Ferilli, Christianone nostro, Nancy Brilli e semo tutti.

Per concludere (ma neanche tanto…), va detto che Terenzio è meglio di Plauto (= Maradona è megl e Pelè) perché introduce il concetto di humanitas, ideale caro a chi bazzicava il Circolo degli Scipioni.
Va detto poi che PTA (Publio Terenzio Afro) riabilita la figura della donna che, al contrario di Jessica Rabbit, veniva disegnata cattiva propriò perché secondo molti lo era. Invece nell’opera di PTA sia la moglie che la suocera sono non solo innocenti ma anche vittime del pregiuzio, quando non direttamente del prepuzio, maschile.
Va detto inoltre che il frequente ricorso ai Dioscuri, dèi soccorritori, con esclamazioni tipo per Castore!, Polluce aiutaci tu!, Castore proteggici!, Santo Polluce! è una delle cose più fiche del testo.
E va detto infine che senza la traduzione in lingua italiana a fronte pagina e tutte le note della brava Antonella Tedeschi questo fantastico articolo non sarebbe potuto essere stato riuscito scritto di proprio quoque pugno per niente affatto numquam.

In ultimo, mi permetto di aggiungere un breve dialogo famigliare che nel contesto non avrebbe di certo stonato:

Robertus, post Fusilli manducati, inquit famulae: “Declare secundo”!
Famula respondit: “Pullum cum pepperoni”.
Robertus exclamavit: “Consideratum”!

Tum nobis videmus (se vedemio poi).

Ciao.

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