Natale in casa Cupiello – E. De Filippo, G. Ricciardi, R. Marinetti, I. Cappiello, Nigraz, V. Morelli

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PreMessa di Natale
La magica perfezione di quest’opera teatrale è testimoniata dal successo che ha avuto negli anni. Dalla sua prima apparizione sotto forma di atto unico datata 1931, fino al formato che conosciamo oggi che ancora si aggira in tv e nei teatri.
La delicatezza dell’umorismo napoletano classico è musica se paragonata a come e dove sentiamo il dialetto napoletano oggi. E la metafora che nasce in casa di Lucariello e Concetta, 86 anni fa, è ancora attuale. Da una parte c’è il presepe, le piccole cose, la tranquillità, l’armonia. Dall’altra la miopia, il non voler vedere, fare finta che tutto vada bene, non accorgersi che la nave sta imbarcando acqua.
Roba da bene bravi bis in secola seculorum.

Messa di Natale
E quindi comecazzosifà a tradurre in fumetti una cosa del genere?
Ma come vi viene in mente?
Ma perché?
Ma non vi vergognate?
Ma veramente credete che una graphic novel possa riprodurre un capolavoro come NiCC?

PostMessa di Natale
Eh, mo a quest’ora siamo tutti amici e fratelli perché stiamo andando in pace, siamo scesi dalle stelle al punto da divenire quasi figli di esse e sembriamo la cricca di Alan Sorrenti mentre ci guardiamo complici e con gli sguardi ci diciamo anche a te e famiglia.
Quindi adesso è facile dire che il libro è bello, che ha gli stessi colori dell’opera originale, che ha la stessa delicatezza, lo stesso senso dell’umorismo, lo stesso ritmo. Adesso è facile fare i complimenti a tutti quelli che hanno lavorato al progetto, e fare come fanno i cantanti quando presentano le loro band, una cosa tipo:

Paolo Terracciano all’adattamento!..
Angelo Zabaglio alla revisione!..
alle matite: Giuseppe Ricciardi!..
alle chine: Raffaele Marinetti!..
qui alla mia destra: Ivan Cappiello ai colori!..
alla copertina: Nigraz!..
al progetto grafico: Nicola Pesce!..
e ultima ma non ultima: Valeria Morelli al lettering!..

Adesso è facile ricredersi e fare un sacco di complimenti a destra e a sinistra individuando come unica pecca il fatto che la carta del libro puzza un po’. A chi la vogliamo dare la colpa, a Nicola Pesce? E diamola a Nicolino la colpa. Nico’, eddài: l’odore delle carta non si può sentire, potevi farla odorare di capitone, così la suggestione era completa.
E se vogliamo cercare la pagliuzza nell’occhio (dimenticandoci la predica cattolica appena ricevuta) anche la copertina sembra un’ecografia in 3D, e magari la cosa Nigraz l’ha voluta e cercata perché voleva dire che questo lavoro “a tante mani” è stato un parto, è stata una cosa lunga e sofferta. Chilosà. E chisenefòtte, in verità.

Il libro è bello: mi ha fatto risalire il tempo di me fanciullo che tendevo la pargoletta mano verso mio padre che non si capacitava del fatto che a me piacesse solo il primo atto, ma la verità era che la mia fanciullezza mi impediva di capire gli inciuci che animavamo le seconda e la terza parte della commedia. Ma comunque Te piace ‘o presepio? è riuscita a diventare frase culto a casa mia, e ancora lo è. E anche fare il presepe era culto. E anche il capitone lo era fino a quando mio padre è rimasto bloccato con la schiena per pulirlo. E poi io mi chiamo Luca e mio padre mi chiamava Lucariello e tutta una serie di faccende commoventi che ora basta perché mi sto distraendo dal Mercante in Fiera e i miei nipoti infami mi hanno rifilato l’arabo e la spagnola e non vinco nemmeno se Gesù bambino viene a sedermisi in braccio.

Astro del ciel, pargol di vìn.
Ciao, auguri a voi e a quel santo raccomandato che Stefano altro non è.

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