L’anno dell’Uragano – Joe R. Lansdale

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Quando penso al Texas mi torna sempre in mente la maglietta che indossava uno dei Pantera* (non mi ricordo se Phil Anselmo o Dimebag Darrell) che dietro le spalle aveva la scritta FUCK YOU I’M FROM TEXAS. Ecco, quindi quando penso a quell’area geografica penso a gente tranquilla e pacata tipo loro, gente che mentre calpesta vitelli presi al lazo mastica tabacco e ignoranza. Invece Joe R. Lansdale (dove “R” credo stia per “Rocco”…) è totalmente differente, tutt’altra cosa proprio: lui mastica solo letteratura. Ma però letteratura infarcita di ignoranza ed ignobiltà. Mandrie di ignoranza ed ignobilezza, rodei di ingnobilitùdine e ignoranterìa. Basti pensare che questo breve romanzo comincia così:

In un pomeriggio più caldo di due ratti che trombano in un calzino di lana, Jim McBride, uno e ottantacinque abbondanti, quasi cento chili, le manone come prosciutti, un fisico da cinghiale selvatico e un carattere dello stesso genere, arrivò all’isola di Galveston col traghetto che veniva dalla costa del Texas; aveva una sei colpi sotto il soprabito e un rasoio in una scarpa.

La storia si sviluppa durante l’alluvione che distrusse quasi interamente l’isola di Galveston, nel 1900. Con elementi presi dalla cronaca ed altri presi dai suoi neuroni, Joe, che chiamerò JoeVanni, inserisce delle storie. Su tutte quella di Jack Johnson (non il surfista cantante, eh…), nientepopò di meno che il primo pugile nero campione del mondo, in un periodo però in cui i neri non potevano nemmeno sfidarli, i bianchi, e combattevano tipo i galli, in una sorta di arena, legati tra di loro. Una roba becera, proprio.

Nonostante il romanzo sia breve, JoeVanni riesce comunque ad incastrarti in testa dei personaggi che ricorderai anche a libro chiuso, come l’animale Jim McBride e l’ambiguo Ronald Beams. Che poi per me la cosa che più conta in un libro sono i personaggi, per cui figuriamoci: JoeVannino sfonda una porta aperta e divelta dall’uragano, proprio.

[Ora qui io dovrei spiegarvi come questo libro sia bello e selvaggio, crudo e appassionato, ma non ci riuscirei perché il mio lessico approsimativo non me lo permetterebbe e quindi nemmeno ci provo perché sai che tristezza…].

Quindi ottimo libro, bellerrimo, ignorantissimo.
Ciao a tutti, ma soprattutto ad Hurrycane Polimàr.

Ah, mbè. Quasi dimenticavo…
In 3/4 pagine di postfazione tal Valerio Evangelisti ci tiene a sottolineare l’insostenibile pesantezza del cazzochecenefréga paragonando Tizio a Caio e Gigino a Gigetto: sale Gigino e scende Caietto. Questo per dimostrare che lui ha letto più libri di quanti ne siano mai stati stampati. Quindi un applauso a Valerio, esempio perfetto di ciò che più mi sta sul cazzo dell’ambito letterario.

In pratica, somiglia a un cultore istintivo di Nietzsche che però sostenga, per convinzione razionale, gli ideali di Martin Luther King. Come facevano più rozzamente Martin Eden ed Ernest Everhard.

Chiaro, no?
Crystal Lino…

 

* I Pantera sono una delle band metal più potenti di sempre. Se non li conoscete siete matti e io non voglio essere amico vostro.

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