Style: writing from the underground

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What does it mean to be Underground? It means you gotta be free to be Underground. You got your own key, when you’re Undeground. If you’re listening to me, yo, you’re Underground (Cosa significa essere Underground? Significa essere liberi di essere Underground. Hai la tua chiave di lettura quando sei Underground. Se stai ascoltando me, tu, sei Underground). KrsOne la butta giù chiara e semplice. Ma soprattutto la butta giù potente, come al solito: essere Undeground è una scelta di vita.

Premesso questo, passiamo al libro.

Volume orizzontaleggiante che abita gli scaffali della mia libreria da una ventina di anni*, da quando ero un writer che cercava di capire da dove venisse quella cosa che chiamavamo Graffiti e che con gli anni era arrivata fino ai miei occhi. Fenomeno che, passandomi per il naso – e colorandomi tutti i peli – si prese la mia testa.

Libro a cura di una casa editrice che credevo non esistesse più (Stampa Alternativa – Nuovi Equilibri), steso raccordando le testimonianze dirette di writer storici, padri fondatori della faccenda come LEE 163d, SPON, SKI, VULCAN, ma soprattutto PHASE 2**. Invece il nome di colui o colei che cuce insieme tutte le testimonianze non è dato saperlo, forse perché la narrazione non sembra così importante e vuole solo accompagnare la grande quantità di materiale costituito da foto inedite dei primi tag, dei primi pezzi, e anche dei primi writer – di quello che è piano piano è diventato un movimento a tutti gli effetti. Ah, dimenticavo: la narrazione avviene parallelamente sia in lingua inglese che in italiano.

Che cosa ci raccontano i pionieri?

Centrale nel loro racconto è quello che è successo nella Subway, più che nel resto della città. Il trovarsi tutti lì, nello stesso momento storico, a scrivere i propri nomi sulle carrozze dei treni per poi vederli girare nel proprio e negli altri quartieri; vedersi in faccia l’uno con l’altro, associando i volti alle tag; tutto questo è stato vissuto come l’appartenenza ad un fenomeno che nasceva, si evolveva fino ad arrivare ai giorni nostri con la necessità di essere preservato da chi fin dal giorno 1 ha cercato di lucrare sulla cosa impossessandosi del marchio. Tema dibattuto venti anni fa ed ancora attuale***.

Riprendere in mano questo volume è stato un bel flashback: termini come WHOLE CAR, TOP TO BOTTOM, WINDOW DOWN, END TO END erano usciti dalla mia memoria ed è stato commovente rincontrarli, come fossero dei vecchi amici. Mi hanno detto di stare bene, che hanno messo su famiglia, insomma le solite cose…

Sono fiero di aver riaperto questo libbrozzo e di averlo rimesso in rete tramite le pagine del blog, quantomeno per provare ad uppare un po’ la roba che merita.

Pace.

* La prima edizione è del 1996. Io ne ho una di qualche anno dopo, del 2002 mi pare.

** Personaggio mitologico, da alcuni additato come il creatore di tutta la faccenda, bazzica la scena Hip Hop del Bel Paese negli anni ’90. I più grandicelli lo ricorderanno come ospite più o meno fisso, con i suoi pezzi o con la sua knowledge, dello storico magazine AELLE. La cosa che in questo volume mi ha un po’ confuso, ma temo di non poter chiedere spiegazioni a nessuno, è il fatto che le dichiarazioni o i pezzi di PHASE TWO vengono etichettati a volte con PHASE, altre con PHASE TOO, altre ancora con PHASE 2, per finire con PHASE II. Insomma come cazzo se chiama ‘sto tipo?

*** Dico che la cosa è attuale perché, ecco, lo dice anche Dargen D’amico:
E ora vedi cose che non ci si crede
Cosiddetti artisti comperarsi con le bombolette la Mercedes
Compensi, consensi, sponsor
Ai miei tempi 10mila lire avevi già il rimorso

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