Gli Sdraiati – Michele Serra

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E niente, mentre sto al Supermercato a comprare pennarelli glitterati per la mia principessina mi accatto questo libro, e insieme prendo anche Pantera di Stefano Benni. Lo compro perché Michele Serra è quello de L’Amaca, quella rubrica dell’Espresso che molti dei miei contatti condividono su Facebook in cui il tizio scrive cose molto sintetiche e molto pregne di significato pesando ogni parola sul bilancino da orefice. Non pago sicuramente poi le rilegge con la lente d’ingrandimento monoculare da orologiaio e le sfoltisce. E poi probabilmente farà altri controlli con dei plugin di Microsoft Word tipo l’UmbertoEcozator o cose del genere. E se è vero che ho molta invidia per chi, come mio padre, riesce a leggere l’Espresso tranquillamente sotto l’ombrellone o sulla tazza del cesso mentre a me richiede uno sforzo di concentrazione sovrumano, figuriamoci per chi sull’Espresso riesce a scrivere delle cose pregne, significose e sintetiche.

Ma andiamo avanti.
Scopro subito che Michelino è un coatto. Alla seconda pagina del libro mi tira fuori un paio di parole che mi costringono a chiedere l’aiuto a casa. Andando avanti ne trovo altre e me le segno tutte. Esse sono, in ordine casuale:
deliquio
dagherrotipico
svelle
insipienza
crocchi
sustanziarsi
ribaldo
istoriati
antelucane
birroccio
nibelungico
nitore.
Cioè, è chiaro che il significato di alcune lo si evince dal contesto, però sant’iddio, ma che te dice la testa?
Ora.
Se Saramago per il modo in cui ha scritto Le Intermittenze della Morte l’ho definito un coatto lessicale, ‘sto Michele andrebbe placidamente inserito nell’elenco dei coatti vocabolài. Gente che tira fuori parolone ad ogni buona occasione solo per far pesare al prossimo il fatto che loro sono campioni del mondo imbattuti di “lesòttutte”.

Ma addentriamoci nella storia, che proverò a sintetizzare ulteriormente in modo molto social:
#micheleserra
#figliomaschio
#tecnologico
#disordinato
#ipiattidellaltraseranonsparirannocoltoccomagico
#multimediale
#distaccato
#diciottoanni
#nessungradodiseparazione
#tettodellascuola
#assente
#sticazzisvegliateerpomeriggio
#sneakersgiganti
#calzinipuzzolenti
#cuffietteipod
#charliefaskatenonabbiatepietà
#colledellanasca
#braghecalate.

Finedellastoria.

1. Un libro molto veloce, godibile e carino. Pieno di riflessioni più o meno approfondite ed ironia quanta ne basta per non rompere i coglioni con il fatto che potrebbe anche non fare ridere.
2. Come d’altronde non fa ridere la cosa che per tutta la durata del libro ho creduto che Michele Serra fosse anche uno degli autori del best seller La Casta, fino a quando ho controllato e quello invece si chiama Stella. E va bene, c’era assonanza. E ad un ignorante un’assonanza gli basta e gli avanza.
3. Lo consiglierò ad un paio di amici padri di figli maschi perché il tipo fa un’analisi molto lucida, se non fosse per quel cazzo di Colle della Nasca che riproponendosi di continuo mi ha fatto risalire quella brutta esperienza del libro di Fabio Fazio che nella parte dove non ha copiato Nick Hornby scassava le balle con la telefonata di Benigni che non arrivava mai e non arrivava mai e non arrivava mai ma poi alla fine è arrivata.

Bravo Michele Serra, hai lo stesso cognome della mia professoressa di italiano del liceo che era donna di cultura. Ma hai anche lo stesso cognome di un mio ex collega che invece è una zappa seccata dal sole. Questo per dire che ogni Serra scalda i frutti della terra, ma a modo suo (bella questa, ora me la tatuo sulla tempia).

Ciao.

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