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Questo libro nasce dalle teste dei creatori del volume Style: Writing from the Undeground che si lanciano in questa successiva avventura letteraria al grido di: sì, ho capito Niugliòrc, quello che te pare, i pionièri, ‘a nascita, er movimento, ‘a cultura… ma Roma? Cioè, Roma! Che t’ha fatto Roma? Ma che volemo parla’ der Writing a Roma? Parlamone, no?…

Si tratta – va detto per non creare confusione – di un’opera datata 2003, in formato orizzontale come quella citata sopra, e di una casa editrice che credevo non esistesse più ma che invece è ancora viva e pure scalciante (e magari se qualcuno che ci lavora incappa in queste righe si toccherà pure le parti intime recitando malimortaccitua a casaccio…).


Spigni er bottone e basta!

La struttura del libro è strana, due tipi diversi di carta, le stesse cose scritte in italiano ed in inglese ma non in parallelo. Una volta la stampa è orizzontale, una volta è verticale. Oppure, come vedete qui sotto, nella stessa pagina è entrambe le cose.

Ok, vi ho detto del formato incaciarato, ora veniamo al contenuto. Racconti diretti di notti nelle stazioni, nei depositi, di fughe e di inseguimenti. Colpi di pistola sparati in aria o sparati addosso. La scuola romana, gli ospiti europei con la loro impronta. Una situazione primordiale che ha ben impresso addosso sia l’odore di spray comprato/rubato dalla Ferramenta Frasca sulla via Appia (da poco chiusa), sia l’odore della cosa che nasce, che prima non c’era, che verrà ricordata in futuro. E infatti eccoceqquà.

Non un libro meraviglioso, a mio avviso, perché troppo confusionario sia nella concezione che nella realizzazione, ma non si possono trascurare le perle che si trovano al suo interno.

Parliamo (foto qui sotto) di un Ice One quindicenne (a occhio, eh…) di Grandi Numeri (Cor Veleno) e Giaime, insieme a Tuff e Quick-E. Insomma nomi che hanno contribuito alla nascita e allo sviluppo del movimento romano non solo in ambito writing: chi non c’è più, come Giaime, chi continua ad essere un faro che indica la via, come Sebi.

Tanti altri nomi poi, tante altre storie. Le storie di quelli che – come me – hanno scritto i loro nomi sui muri, sui treni, dove volevano.

E se il treno passerà una volta sola, sarò di parola
Dopo scuola lascerò il mio nome sopra con il viola
E tu che aspetti in coda e guardi la firma se cola
Mi hai visto nascere e morire per rifarlo ancora

Ciao.

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