Memorie di Adriano – Marguerite Yourcenar

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Questo libro è considerato un capolavoro da tutti. Da critica e pubblico, da pizza e fichi, da capra e cavoli, da culo e camicia, da Pio e Amedeo, da Bud Spencer e Terence Hill, da Piergiorgio Odifreddi e Joel Dicker, da Carl Brave e Franco 126, da Ale e Franz, da Will Smith e Jazzy Jeff.

Insomma chi sono io per mettermi qui ora a dire che ‘sto libro fa schifo? La riposta è in latino scolastico: nemo, nullius, nemini, neminem, nullo.

Però comunque il fatto è che non mi è piaciuto, non sono riuscito a leggerlo tutto. Secondo me (ricordate chi sono, eh: nemo, nullius, nemini, neminem, etc…) la sora Margherita ha valicato il confine tra prosa e poesia ed è annata a sbatte più dellà che deqquà. Ogni periodo è sofisticato in maniera perversa, una continua lezione di vita, di filosofia, di filosofia di vita, di stile, di scrittura, di storia.

Una fatica bestiale per me e per la mia ignoranza che continuava a bussarmi sulla spalla chiedendomi di passare ad altro. E purtroppo l’ignoranza, complice l’opera troppo alta per il mio livellato e poco allenato intelletto, alla fine l’ha avuta vinta.

Sono però riuscito ad apprezzare la corrispondenza a fine libro tra la sora Margherita e la traduttrice italiana, la storica Lidia Storoni Mazzolani. In queste pagine Margherita afferma che la sua opera, tanto discussa e spesso incompresa, è […] uno studio sul destino umano, l’immagine d’un uomo che delle sue virtù e dei suoi difetti, delle sue esperienze personali e della sua cultura poco a poco si compone una sorta di saggezza pragmatica d’amministratore e di principe […].

Fine, non ho altro da aggiungere. Ma siccome un po’ mi dispiace, un po’ mi dolgo della mia ignoranza, e un po’ si capiva che er poro Adriano era uno fico, allora ho cercato qualcosa su Internette e ve lo metto qua sotto, così, tipo servizio pubblico.

Successore di Traiano, fu uno dei “buoni imperatori”. Colto e appassionato ammiratore della cultura greca, viaggiò per tutto l’impero e valorizzò le province. Fu attento a migliorare le condizioni dei militari. Il suo governo fu caratterizzato da tolleranza, efficienza e splendore delle arti e della filosofia. Grazie alle ricchezze provenienti dalle conquiste, Adriano ordinò l’edificazione di molti edifici pubblici in Italia e nelle province, come terme, teatri, anfiteatri, strade e porti. Nella villa che fece costruire a Tivoli riprodusse i monumenti greci che amava di più e trasformò la sua dimora in museo. L’imperatore lasciò un segno indelebile anche a Roma, con l’edificazione del Mausoleo, la Mole Adriana, e con la ricostruzione del Pantheon, distrutto da un incendio.

Ciao

Ave Caesar, illiterati te salutant.

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