Come i Wanderers vinsero la coppa d’Inghilterra – James Lloyd Carr

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I libri sul calcio rischiano sempre di essere un calcio nelle palle ma questo libricino qui è una meraviglia per fantasia, stesura, sviluppo, conclusione, annessi, connessi, varie ed eventualità.

La storia di “come gli Steeple Sinderby Wanderers vinsero la coppa d’Inghilterra” non passa solo dalle sfide (le elenco tutte eh, ve lo dico subito…) con i North Baddesley Congs, gli Hacktorn Young Conservatives, il Barchester City, il Tetford United, il Bollinger’s Brewery Athletic, l’Hartlepool, il Leeds, il Manchester (non specificato quale delle due componenti ma ad occhio e croce si parla dello United), l’Aston Villa ed i Rangers. Passa anche e soprattutto dai postulati del Dottor Kossuth, dalla fermezza del presidente Mr Fangfoss, dalla professionalità di Mr Gidner, dalle telecronache faziose di Ginchy Trigger, e solo dopo dalle imprese sportive dei calciatori, su tutti Sid Swift, Alex Slingsby, Giles Montagu e Monkey Tonks.

Immagine di una partita di Northern Premier League, presa dal sito buxtonadvertiser.co.uk

Un libro supefantastico che ti porta a spasso tra le strade perlopiù fangose di un villaggio di poche anime della campagna inglese, dove le leggende sono spesso realtà nascoste in modo goffo, dove le amicizie sono fratellanze, dove le cose da fare sono poche e allora è meglio sbrigarsi a trovarne una che serva ad impiegare il proprio tempo.

Non avrei molto altro da dire, ma siccome il libro è stata una delle letture più piacevoli degli ultimi tempi, vi lascio almeno una parte dei postulati del Dottor Kossuth, in modo che voi sappiate che anche la vostra piccola squadra locale (il Lumezzane, il Tor Tre Teste, il Real Cinecittà…) potrebbe provare a vincere la coppa di lega.

Quarto postulato. L’unica differenza davvero rilevante sul piano tecnico tra dilettanti e professionisti consiste nel miglior controllo di palla da parte dei secondi dopo un colpo di testa. Raccomandazioni. 1) Ogni volta che è possibile, mantenere la palla a terra. 2) Scegliere terreni svantaggiosi per il gioco aereo.

Sesto postulato. L’unico vantaggio della squadra di casa è quello di sentirsi a casa. Perciò le squadre in trasferta dovrebbero a loro volta fare in modo di sentirsi a casa.

Anche se il migliore, inquadrandolo nell’epoca in cui il romanzo è stato scritto, cioè il 1975, e sceverandolo quindi del sessismo intrinseco, rimane il primo postulato del Dottore, che vi metto qui sotto insieme con il resto del racconto.

Primo postulato. È certamente possibile toccare il pallone senza guardarsi i piedi. Le donne non si guardano le mani mentre lavorano a maglia.

Quelle semplici parole colpirono quei pochi eletti come un potente raggio di luce e per tutta l’estate li si poté vedere correre attraverso il prato di Mr Fangfoss per metterle in pratica. All’inizio l’uomo e la palla seguivano percorsi contrastanti, ma a metà giugno vidi con enorme stupore che Alex, Giles Montagu e Billy Sledmer si stavano facendo un’idea un po’ più precisa, sorpresi del raro piacere di osservare primi piani di volti preoccupati mentre loro scivolavano oltre. Per il Dottore non era altro che logica, ma per loro era magia.


Insomma un’ottima lettura, una storia fantastica che ha l’unica pecca di non essere vera. E aggiungerei un bel “purtroppo”.

Liveraniiii, non me sbaglia’ er crosse… (doppia cit. Crozza/Cosmi)

Ciao.

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