Tutto troppo presto – Alberto Pellai

Posted by

Mi scuserete se ogni tanto uso la lettura non solo come via di evasione dar monnonfame ma anche come mezzo per saperne di più su alcuni argomenti che mi stanno a cuore. Mi scuserete però alla stessa maniera, spero, se butterò anche questo libro nel calderone con gli altri.


Tutto troppo presto mi è stato suggerito da mia moglie, che credo ne abbia sentito parlare in qualche telegiornale o rubrica, alla tv. Mi sono precipitato ad acquistare la versione kindle perché ho in casa una figlia che comincia ad assomigliare sempre meno ad una bambina e sempre più ad una ragazza ed ho pensato fosse giusto scendere un attimo dalla Montagna del Sapere per documentarmi un po’ [non è vero: l’ho fatto solo per avere la conferma che effettivamente conosco tutte le risposte alle domande sulla vita, l’universo e tutto quanto].

Alberto, la cui qualifica di psicoterapeuta non lo esime dall’essere qui chiamato Albertino, tocca vari argomenti e lo fa in modo esaustivo e con l’approccio del terapeuta, cioè teoria + pratica. Apre ogni capitolo con il racconto di un’esperienza vissuta da un pre o adolescente che si approccia al mondo attraverso la tecnologia (un tablet, un pc, uno smartphone…) e poi ricostruisce il quadro con spennellate di informazioni che ognuno di noi ha dentro, ma che non è facile tirare fuori. Infatti se è vero che shit happens, come dicono a New York, è altrettanto vero che noi adulti abbiamo un cervello che funziona in modo singolare: da un lato ci fa sospettare di ogni indizio e dall’altro ci spinge a fidarci spegnendo il sospetto con chiose tipo Naaa, maddài… Ma che davero… Ma nooo… Ma non è possibile… Ma proprio mio figlio… Ma proprio la mia cucciola… Ma ti pare… Ma sicuramente mi sto sbagliando…

E invece Albertino placidamente infila racconti di ragazzi con il mal di testa causato da contatto precoce con la pornografia, di ragazzine vittime di sexting o adescamento, di ispirazione ai modelli di seduzione social, di come il gaming può diventare un problema serio. Maperò oltre a portare queste storie Albertuzzo nostro porta anche consigli teorici e pratici per i genitori, venendo in soccorso con film e video (a mo’ di materiale didattico) da vedere e discutere in famiglia.

Nobody Likes Me, iHeart – 2014, Stanley Park, Vancouver

In famiglia, dici, Albe’?

Eh già. Perché alla fine tutto nasce e muore lì. Se in casa si parla, si ascolta, si collabora, l’adolescente non si sente solo perché sa di avere qualcuno con cui aprirsi. Se invece si dà il cattivo esempio, vuoi con l’uso a cazzaccio della tecnologia, vuoi con il modello genitoriale fatto solo di regole ed aspettative, i ragazzi nel momento in cui si infilano in qualche casino potrebbero avere paura di deludere noi genitori irreprensibili coi tatuaggi sulle chiappe e le magliette con la scritta Daddy’s little monster e potrebbero chiudersi in loro stessi, somatizzando un disagio per arrivare anche financo* ad una patologia.

So’ stato bravo Albe’? O non c’ho capito un cazzo come al solito?

Ciao.

(Lasciatemi stare! Vi odio!)

* Financo è un termine arcaico e che ricorda anche il nome di un istituto bancario ma che a me piace perché ogni tanto devo darmi un tono.

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.