Sottomissione – Michel Houellebecq

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Questo libro mi è stato consigliato dal mio amico Stefano, un tipo che legge un libro al giorno, un tipo antipatico e saccente che ha scelto di volermi bene per chissà quale motivo. Prima di questo mi aveva consigliato Q, dei Wu Ming, e l’ho ringraziato a lungo. Quindi mi sono buttato su questo libro credendo di andare sul sicuro.

Poi però, siccome mi documento sempre DOPO aver comprato una cosa, scopro che non si tratta di un saggio scritto da un professore universitario francese che mi fornirà elementi inconfutabili e utili durante conversazioni impegnative, ma di un romanzo che parla di un professore universitario francese che insegna Lettere alla Sorbona.

Una merda, penso sovente.

Però poi buono buono comincio a leggere, tollerando di buon grado anche tutta una serie di dettagli letterari ed universitari che Michelino ci tiene ad inserire nella storia per far vedere che lui è uno che si documenta. Però poi ad una certa sbotto e mi lamento con quel coglione del mio amico Stefano: coglione però mai quanto me che gli ho dato retta.


Fine Prima Parte



Seconda Parte


Per carità, il protagonista non è solo un bookworm, eh. Mangia e beve bene, e scopa pure. Sicuramente è un tipo decadente e un po’ unto, ma il romanzo non è tutto da buttare. Solo che per due terzi di libro bisogna stare un po’ lì a rompersi il cazzo insieme al professore.

Non era il tipo di proposta che si rifiuta. Certo. ovviamente si può rifiutare, ma allora significa rinunciare a qualsiasi forma di ambizione intellettuale o sociale – a qualsiasi forma di ambizione tout court. Ero davvero disposto a tanto? Mi ci voleva secondo bicchiere di Calvados per riflettere sulla questione. Dopo aver riflettuto, mi sembrò comunque più prudente scendere a comprarne una bottiglia.

Solo verso la fine, il libro spiega fausto e decolla.

Deve essere in questa fase che deve essere avvenuta l’infatuazione di Stefano. Comprensibile, tra l’altro. Perché Michelino, martellandoci un po’ i testicoli per gran parte della narrazione, ha seminato di trappole il nostro campo di percezione, per ingabbiarci alla fine, insieme al professore, vittima come noi della bellezza, dell’inesorabilità, del disegno umano e divino dell’Islam, lesto a raccogliere i cocci dell’Europa autodistruttasi e ad accogliere le menti pensanti, meritevoli di posizionarsi sul trono del privilegio che la religione musulmana riconosce, a patto di essere uomini.

Non c’è in fondo qualcosa di un po’ ridicolo nel vedere questa creatura gracile, che vive su un pianeta anonimo di un braccio periferico di una galassia comune, drizzarsi sulle sue piccole zampe per proclamare: “Dio non esiste”?

Non frizzantissimo, non facilissimo, ma alla fine bello.

Quindi Stefano aveva pure ragione (ma giammai lo chiamerò per scusarmi).

Ciao.

Mannaggia Joris-Karl Huysmans

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