Uomini e topi – John Steinbeck

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Questo libro qui è una chicca.

Un classico moderno, dicono.

Che poi credo significhi che è uno di quei libri che DEVI leggere – ma che puoi farlo senza rimpiangere il giorno in cui sei nato.

L’autore è lo stesso di Furore, che io pensavo fosse invece un programma di Raffaella Carrà e Sergio Japino condotto da Alessandro Greco.

Così, per dire.

Il romanzo è breve, che non guasta.

Molti dialoghi, che non guastano nemmeno quelli.

Pare di vederlo, il romanzo. Il gigante Lennie sembra troppo John Coffey de Il miglio verde. O Goomer di Sam & Cat: grosso e cazzaccio.

Per tutto il romanzo ho sentito la sua voce.

Per tutto il romanzo ho aspettato la sua fine.

Che poi è arrivata, insieme a quella del romanzo.

All’unisono.

Tutto bello, tutto molto rapido.

Chiudo il libro, sbattendolo,* e mi sporco di polvere.

Mi annuso, e puzzo di stalla**.

Ciao.

* L’immagine è metaforica – io l’ho letto sul Kindle, che cazzo devo sbatte’?

** L’autore, in modo insistente, ripete che al passaggio di uomini nel granaio, i cavalli sbuffano e le catene tintinnano. I cavalli sbuffano e le catene tintinnano. Ogni volta, a ogni passaggio. Ancora le sento, ‘ste cazzo de catene…

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