Q – Luther Blissett (Wu Ming)

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uesta qui è gente fastidiosa. Gli autori di questo libro, intendo. Un collettivo di teste e mani che scrive una cosa del genere andando ad intaccare in maniera profonda l’autostima delle persone. Ma come vi permettete? Ma che vi dice la testa?
Cioè, lo sapete che fanno questi? Usano lo pseudonimo di Luther Blissett (diventato poi Wu Ming) per riunirsi e stare insieme a scambiarsi idee. Ma invece di farsi le canne, giocare alla playstation, bere birra, rimpiangere i tempi andati come fanno tutti, loro creano “Q”, un capolavoro vero, e ci riescono nonostante questi punti a sfavore che elenco qui sotto.

1. Scrivono un romanzo storico. E già qui uno dice: seeeeee, vabè oh, storico… ma che davero? La storia è una cosa passata, finita. Lo dice la parola stessa “storia”: dal latino “sto” che significa passato e “ria” che siginifica finito... Calcola che mi sono risalite tutte insieme le interrogazioni, le scene mute, le figure di merda, i Fenici, i Sumeri, Italo Balbo e Tu Quoque, Brute, fili mi… Ma poi ‘sto libro non è storico tipo vabè lo ambientiamo in quel periodo, e che Dio ce la mandi buona… No, questi qui vanno a cercare proprio i documenti, ricostruiscono i luoghi pezzo per pezzo, li arredano con i personaggi come si fa col presepe; ma anche coi personaggi minori, al limite dell’insignificanza: fanno uno stalking storico, in pratica.

2. Scelgono un titolo che non accattìva. Non una cosa tipo: I misteri svelati – Le faccende segrete – Tutti i cazzi che non sai – Gli arcangeli arcani, ma Q. Così, secco. Staccapì? Tu vai in libreria e vedi tutte belle copertine, titoli divertenti, doppisènsi, donnenùde, specchietti per le allodole a destra e a manca, e poi vedi un libro bianco con una Q sopra e pensi: povero libro mio, ma chi è quel deficiente che ti ha scritto?

3. Riempono un volume spesso quattro centimetri con parole scritte piccole piccole. Non tipo il vocabolario ma quasi. Che dici proprio vabè, ma mo comecazzofaccio? Cioè, pure volendo, no? 600 pagine e spicci: un bagno di sangue (che poi ci sarà, ma per fortuna non sarà il mio).

4. Ambientano il romanzo all’incirca nel medioevo, nel millecinquecento e qualcosa. E in Germania. Riuscite a pensare a qualcosa di più triste del medioevo tedesco? Io al massimo dello sforzo, che quasi mi gira la testa, di quell’epoca ricordo solo Benigni e Troisi a Frittole (e comunque non era il 1500, ma quasi – e comunque era in Italia – e comunque non mi ricordo bene nemmeno il film).

5. Si parla di religione. Bam! Un’altra mazzata. Niente, io e questo libro non siamo fatti per andare d’accordo: la riforma protestante, Thomas Muntzer, Gian Pietro Carafa, Filippo Melantone, ma chi è ‘sta gente? Ma è esistita veramente? E poi perché Martin Lutero è scritto senza King alla fine? Boh…



poi ciao a tutti, ci vediamo quando torno. Eh, sì. Perché finito di leggere il libro, il tempo di ripercorrerlo a mente, cercare un po’ di informazioni qua e là in rete su Paolo VI, il Luteranesimo, l’Anabattismo, il Concilio di Trento, l’Inquisizione, rimango ancora con il cuore a Munster (anche un po’ a Venezia eh, ma soprattutto a Munster). Perché la storia (quella vera, quella dei libri, quella scritta sul Brancati) anche se non vuoi approfondirla e lasciarla lì come uno sfondo inventato, è incastrata con un’altra storia (quella inventata, quella che esce dalle teste de’ ‘sti tipi strani) che è incredibile.
E mi dispiace. Mi dispiace davvero non avere aggettivi o lessico sufficiente per descrivere quanto siano belle le righe che ho appena finito di divorare. Quindi vi dovete legge’ il libro, punto.
E con tutto che, lo sapete, sono ignorante come una capra che mangia foglie di ulivo sputando le olive, io non me lo ricordo un altro libro che mi ha tenuto così in ansia, con una trama così ben pensata, musicale, definitiva, sergioleonésca.

Quindi da oggi in poi il mio compito, con la daga ben stretta in pugno, sarà di guardare le spalle al capitano.
Perché da oggi c’è solo un capitano.
Gert dal Pozzo.
Capitano mio capitano.

 

Addìo.

 

P.S.
C’è un qualcosa ed un qualcuno dietro all’entrata di questa perla in casa mia. Sono informazioni trascurabilissime, ma se non avete un cazzo da fare leggetele qui.

One comment

  1. Per la cronaca sono il tipo che ha consigliato a Luca questo libro.
    In realtà l’ho incontrato al supermercato dopo 17 anni che non lo vedevo e non sapevo davvero che cazzo dirgli.
    Se non ricordo male gli dissi anche che una dieta senza proteine animali è inadatta per uno sportivo di alto livello e che in Nepal,curiosamente, il fuso orario è in avanti di 3 ore e 45 minuti.
    Non so come mai non ci siano articoli su questi argomenti in questo Blog,evidentemente il mio amico non era così attento alle mie parole.
    Sono comunque contento che il libro gli sia piaciuto e colgo l’occasione per dire a chiunque fosse interessato che esiste anche il seguito di Q il cui titolo è Altai: libro molto bello ma ovviamente non ai livelli del precedente.
    https://www.ibs.it/altai-libro-wu-ming/e/9788806198961

    Detto questo ho sempre avuto un problema nel chiudere i discorsi,figuriamoci le recensioni,una parte di me è convinta che avrei dovuto chiudere con il link di Altai, ma una strana forza mi spinge a scrivere altro,forse questo è un retaggio della mia educazione cattolica.
    Sono secondo figlio di una coppia di onesti lavoratori che hanno pensato che fare sacrifici per mandarmi a scuola dalle suore fosse il modo migliore (…) ,poi al liceo incontrai la droga e la mia vita cambiò radicalmente(…),e così finì il mio secondo matrimonio (…),non volevamo fargli del male ma in quel momento quell’agente del Mossad rappresentava per noi (…),non ero mai stato in Islanda e non sapevoche non ci fossero alberi(…)

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