A quanto ho capito leggendo le cose scritte sulla fascia da sindaco che avvolgeva questo libro, esso nel periodo natalizio veniva regalato a quei clienti che acquistavano libri di alcune case editrici fino ad un certo ammontare di denaro. Esso è quindi giunto sotto il mio albero, ma nel fatidico giorno è stato scartato e poi messo subito in un angolo dalla destinataria ottènne.
Siccome però a casa mia non si hanno pregiudizi e non si discrimina nessuno, il libro l’ho letto io anche perché incuriosito dal nome dell’autrice: Chiara Gamberale. Ella scrisse in giovane età l’unico libro che di lei leggétti, ovvero Una vita sottile, storie di dimagrimento dato da troppa sensibilità, di passeggiate con i cani e di chiacchierate con interlocutori improbabili. Un libro carino che mi era stato prestato dal mio amico Valerio, di lei compagno di classe alle scuole superiori. Ma vabè, sticàzzi.
Non mi ha incuriosito invece il nome dell’illustratrice di questo libro-omaggio, tal Valeria Petrone, perché di lei purtroppo non so nulla. Evidentemente nessuno mi hai prestato un suo quaderno di bozzetti, e nessuno dei miei amici andava in classe con lei. Mannaggia, Vale’…
Il libro-omaggio possiede una trama che è quella già ampiamente percorsa della metafora dei colori che si mescolano tra loro e danno vita a nuove cose (tipo Piccolo Blu e Piccolo Giallo). Ma per spiegarvi meglio ho preso alcune immagini dal libro, le ho estratte a freddo e le ho inserite in un espressione matematica che dovrebbe riassumere con precisione la storia: un individuo + un altro individuo = la nascita di qualcosa di bello.
Che però poi siccome spesso la somma di due individui di estrazioni diverse (una tipa blu che incontra una tipa gialla, come nell’esempio) crea la nascita di conflitti, antipatie, tsunami e asperità varie (incluse le rotturedicàzzo) invece della nascita di rose e fiori, questo libro diventa l’ennesimo tentativo di far capire alle giovani menti che se parliamo con la famiglia senegalese che ci abita di fronte magari scopriamo che non sono nemmeno del Senegal ma vengono dall’Eritrea e quindi allora magari potreste portarvi una cadrega così vi mettete seduti e vi fate due chiacchiere e se siete fortunati vi mangiate pure lo zighinì che è una roba che vi porterete nel cuore (e nel palato) per sempre.
Fermo restando però che il problema non sono le giovani menti (o le menti non più giovani) che si avvicinano a questo o ad altri libri, il problema sono quelli che Lazio merda, Napoli colera, Tornatevene in Africa, in Rumenìa, zingari al rogo, senti che puzza, milanesi tutti appesi, drogati, ACAB, e cose allegre così. Con quelli i libri non funzionano perché mi sa che non sanno come si aprono.
Ciao, saluti dal paese delle merdaviglie.