Il libro di Big Fish non è un’autobiografia vera e propria che comincia con il racconto di quando lui era bambino ed era già alto un metro e cinquanta e gli altri bambini all’asilo lo chiamavano papà. Della sua vita privata dice solo due cazzatelle tipo Vengo dal varesotto, co’ la Vespa rosso bordeaux (da leggere canticchiando)… Di contro – essendo egli un tipo risoluto – passa subito a dare una cifra di consigli a degli ipotetici ragazzi che approcciando al mondo della musica Rap, Urban, EDM, Black, Street, Trap, scelgono di leggere il suo libro per orientarsi nel mondo del Music Business, della Music Industry, del Rap and Bullshit. Del Circo, appunto.
Big Fish – longevo produttore di hit rap dalle sonorità sempre un po’ acchiappone e californieggianti, creatore di beats su cui hanno posato le liriche nonni come Tormento e Esa, padri come Fibra, Marracash e Jake la Furia, e praticamente tutti i figli, da Emis Killa, Ensi, Rancore, a Lowlow, Rocco Hunt, fino al famosissimo Diteunnomeacàso Chetantociindovinàte – non scrive un brutto libro, anzi.
Esso è molto leggibile, pieno di consigli più o meno utili, anche se il 90% della roba che ci si trova inscritta sembra scontata per chi, come me, come l’autore, ha passato i 40: ma pare che non lo sia per le nuove generazioni. E chi più di Big Fish, che ancora collabora con artisti di tutte le età e tutti i generi, può sapere quali sono gli errori ricorrenti che si possono commettere approcciando alla carriera di artista della musica?
Quindi alla fine una sorta di manuale, utile e a tratti anche dilettevole.
Aggiungo solo due commenti:
- Ok, chiaro che il libro non è diretto a gente della mia età. A chi, come me, ci ha provato ma “non ce l’ha fatta”. Però occhio a scrivere queste cose, occhio a “professare il vero” quando da giovane queste cazzate le si è fatte per primi (mi riferisco a questo estratto qui sotto in cui viene rimarcata l’importanza delle performance dal vivo). Perché io c’ero quando a Roma, all’AKAB, mentre Tormento rappava, Fish (che allora era privo del prefisso Big) faceva finta di muovere il vinile sul Technics che non aveva nemmeno la testina sollevata!
Alla fine però, dai: su le mani comunque per Big Fish. Perché ha scritto un buon compendio. Perché continua a sfornare produzioni. E perché (questa cosa la porto nel cuore) back in the days sputò a Staffelli.
[Lo so, prima ho aggiunto un commento solo…].
Ciao.