La bomba – Enrico Deaglio

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La bomba a cui si riferisce il libro è quella del 12 dicembre 1969 in Piazza Fontana. Chissà perché (cioè io lo so perché: perché so’ ignorante come la merda…) io credevo che fosse la stessa bomba esplosa alla stazione di Bologna, cioè pensavo che piazza Fontana fosse il nome della piazza fuori dalla stazione di Bologna. E invece piazza Fontana sta a Milano. Vicino a nessuna stazione. Vicino alla Banca Nazionale dell’Agricoltura. Al cui interno, sotto un tavolo, è stata piazzato l’esplosivo.

Da chi, direte voi? Come hanno fatto, vi chiederete poi? Ma soprattutto: perché? Domande istintive, facili. Ma con risposte, come vedremo, quasi impossibili (e qui ci sta un bel Limortaccilòro*…). Il perché prova a spiegarlo direttamente Enrichetto nostro, mangiatore di bruschette aio e oio, con il conseguente ed ovvio problema dell’alito che poi puzza Deaglio**:


Provando quindi a riassumere la faccenda in modo sintetico e rozzo, la bomba [la serie di bombe, in realtà – comprese quelle dell’8 e 9 agosto dello stesso anno, alcune posizionate su diversi treni (presso le stazioni di Chiari, Grisignano, Caserta, Alviano, Pescara, Pescina e Mira), altre ritrovate inesplose nelle stazioni di Milano Centrale e Venezia Santa Lucia] doveva servire a portare il presidente del consiglio Rumor a dichiarare lo stato d’assedio, aprendo la strada ad un governo militare di destra, come era successo in Grecia con la dittatura dei colonnelli. Invece i diciassette morti e gli ottantotto feriti di Piazza Fontana scossero l’opinione pubblica e, anche se i partiti erano pronti alla guerra civile, Rumor ci pensò su e non dichiarò né lo stato d’assedio né un cazzo di niente. Quindi gli attentatori e tutti i personaggi che c’erano dietro si sono attaccati alle loro piccolissime cippe, tipiche dei terroristi.

Ora, se io fossi un fan della battuta a tutti i costi (lo sono, purtroppo…) direi tanto Rumor per nulla!

Enrichetto scrive un bel libro, leggibile anche da un becero come me, quindi vale la pena prenderlo per aprire una finestra su un pezzo di storia del nostro paese. Nomi come Valpreda, accusato da un tassista pagato per farlo, e Pinelli, ucciso nella questura di Milano, finalmente vengono posizionati dalla parte giusta delle vicende, al contrario di Freda e Ventura, che invece sono riconosciuti colpevoli dopo anni di indagini e di processi beffardi, ma su cui il giudizio avrà valore di sola condanna morale e storica, in quanto i due imputati erano già stati assolti irrevocabilmente dalla corte d’assise d’appello di Bari, che li aveva condannati solo per le bombe sui treni a cui ho accennato prima.

I funerali dell’anarchico Pinelli, di Enrico Baj. L’opera inizialmente avrebbe dovuto intitolarsi L’assassinio dell’anarchico Pinelli.

Insomma un libro che deve essere letto, scritto con il giusto astio, mal celato dietro la bravura nell’esporre i fatti.

Tomorrow never comes until it’s too late
Tomorrow is another day
Today is another bomb

Ciao.

* Quando dico mortaccilòro non mi riferisco ad ignoti. Alcuni nomi e gli organi governativi a cui i nomi appartengono, nel libro vengono fatti eccome; e siccome molta di questa gente non ha scontato pene, è stata protetta per anni ed è vissuta con la propria faccia da cazzo sempre bella stampata sul cranio, ecco chi sono i pezzidimmérda: membri del SID, dell’Ufficio Affari Riservati, James Angleton della CIA che finanziava il SID e si alleava con la mafia siciliana in chiave anticomunista; membri dell’Aginter Press, per mezzo di Guido Giannettini; Franco Freda e Giovanni Ventura, di Ordine Nuovo; e purtroppo chissà quanti altri hanno fatto la loro parte, da vicino o da lontano.

** Scusate, non riesco a trattenermi, lo sapete.

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