Cazzi Miei – Gianna Nannini

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Gianna Nannini è chiaramente una che ha sempre camminato sul filo del cielo a più di 100 metri dall’asfalto (cit.) ed è ancor più chiaramente una che da quel cazzo di filo è caduta sbattendo testa spalle gambe e pie‘ e rialzandosi sempre più matta. Ora io non è che la conosco, personalmente o musicalmente, però l’idea che ho sempre avuto della Giannona nostra è quella di una ragazza che in testa c’ha una segheria.

Però poi mi capita (mi è capitato spesso) che quando vado a leggermi delle cose sulla vita privata di artisti che con leggerezza (ed ignoranza) ho etichettato con Frett e Furias mi devo ricredere, mordere la lingua, sputarmi in faccia.

Bene.
Anzi, no.
Stavolta non è così.
Non del tutto, almeno.

Perché Gianna, che io chiamerò proprio Gianna per mantenere distanza e rispetto, non racconta prorio niente, almeno all’inizio. Si mette lì e scrive tutte cose confuse che non ci si capisceunacìppa a meno che non si abbiano rudimenti di psicanalisi. E visto che io ho trascorso il mio tempo – invece che a studiare Jung – ad ascoltare Young Thug, non ci capisco niente, mi stresso e mi rompo i coglioni, perché il libro è più o meno tutto così, come nella foto qui a fianco. Quel QUALCUNO scritto in maiuscolo ricorre almeno 5 volte per pagina per tutta la durata del libro. Ad una certa le mie doti di investigatore (e la voglia di dare un senso al libro) mi avevano spinto a credere che quel QUALCUNO fosse Mara Maionchi, ma poi invece Mara viene chiamata in causa più in là con il suo vero nome e quindi niente: QUALCUNO deve essere la vocina nella testa, uno che lavora nella segheria Made in Head di Gianna, oppure il volto e la voce di chi di volta in volta prende le fattezze del suo tormento interiore.

Solo verso la fine, esauritasi la fase del nonsochisono – dovesono – cosacifaccioqui – cosahocantato – comehofattoascriverlo – lasciatemistare, Gianna qualcosina la racconta, infilandola tra un QUALCUNO e l’altro, ma senza sbottonarsi troppo: il padre che le taglia a pezzi la minigonna, il fratello pilota che investe a cazzo, l’altro fratello primogenito cocco di papà, i musicisti con cui ha lavorato, i viaggi fondamentali che ha fatto, Londra sul monopattino, la figlia Penelope, il miracolo della sua gravidanza, l’amore del pubblico, le continue rinascite e le sue tante vite.

Quindi il libro nel complesso non è proprio come pestare una merda, diciamo che è più come quando ti rovesci il caffè adosso: all’inizio bestemmi un po’, ma poi in compenso profumi tutto il giorno di una buona miscela di arabica e robusta.

 

Chiusura ad effetto:
Perché ho comprato questo libro? CAZZIMIEI…
Perché non mi è piaciuto? Colpa di QUALCUNO…
Se Gianna si incazza e viene a cercarmi? CAZZIMIEI…

 

Ciao, meravigliose creature. Regalatemi una bomba.

 

 

 

 

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