E come il guaglione ritorna sulla traccia (con il tipico stile del mistico chico sul ritmico bum-cha) così io ritorno a tuffarmi nei ricordi di famiglia, aprendo il secondo volume di HH Family Tree del chico-pisquo Ed Piskor. E se il primo volume partiva dagli albori, da informazioni ricostruite con il beneficio del dubbio, le voci, il sentito dire, le chiacchiere da bar(biere), questo entra più nel vivo del movimento che nasce e ripercorre gli anni che hanno visto la nascita di cose tipo il film Wild Style, o la formazione di gruppi come i RUN DMC, i Public Enemy, i Beastie Boys.
Come al solito Piskor è maniacalmente attento al dettaglio e riporta gli eventi il più possibile in ordine cronologico, lanciando qua e là delle proiezioni nel futuro o nel passato. Come qui sotto, ad esempio, quando segnala l’esibizione ai Grammy dell’84 di Grandmixer Dst (che accompagna Herbie Hancock) come una delle performance di djing che ispirò molti ragazzini, alcuni dei quali diverranno poi tra i dj più famosi della storia, ovvero Mixmaster Mike, Roc Raida, Dj Qbert, Rob Swift. Oppure, sempre qui sotto, quando con cambio di stile (lettering più moderno – colori più accesi) inserisce un salto nel futuro per chiarire bene il personaggio di Basquiat per bocca di sua maestà Afrika Bambaataa.
Davvero non si sa dove guardare, leggendo questo albo. Tipo la storia dei Run Dmc, famosi in brevissimo tempo per il loro stile diverso – rime su beat scarni, invece del suono disco-oriented che andava all’epoca -, ma che alla loro prima vera esibizione in un club serio (il Fever) vengono presi per il culo per il loro look da venditori di automobili.
Piskor non è avido di dettagli nemmeno quando ricostruisce la storia di Apache, uno dei breaks più famosi della storia, partendo dall’ideatore Jerry Lordan, passando per i The Shadows, la Incredible Bongo Band ed infine per i giradischi di Kool Herc e Grandmaster Flash.
Stesso discorso per il disco Change the beat di Fab Five Freddy, divenuto famoso soprattutto per il suo B-side, cantato dalla moglie francese di Bernard Zekri. Alla fine del disco FFF* pronuncia la frase This stuff is really freshhh: quel freshhh diventerà la parola più scratchata di sempre.
E ultimo ma non ultimo – ma soprattutto non Ultimo, quel piagnone che canta la canzoni piagnone – compare anche un certo Chuck D, mc interessato alla parte live della faccenda, al contatto con la folla, alla consegna del messaggio. Fonderà i Public Enemy e darà vita a quella parte di Rap schierata politicamente e socialmente: meno frizzi e lazzi, più argomenti coi controcazzi.
Fight da Faid… ah, no, scusate: Fight the Power.
Ciao, a presto con The Next Episode (…la-da-da-da-dahh…).
* Si dice che non sia stato Fab Five Freddy a pronunciare quella frase. Secondo Bill Laswell infatti la famosa frase fu pronunciata da Roger Trilling (il manager di Freddy). Roger la usò per coglionare un famoso discografico che la pronunciava sempre per indicare un disco che secondo lui meritava la stampa.