Sticker Bomb Vol.1 e Vol.2 – Studio Rarekwai (SRK)

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Che cazzo ve devo di’? Non è un libro, questo. C’ha solo la forma di un libro. Sì, ok, ci sono delle scritte all’inizio e delle scritte alla fine. Ma in mezzo solo adesivi. Tutti adesivi. Però i meglio adesivi daa vita mia.

stickers5 Ma partiamo dall’inizio: il mobile Kallax bianco preso da Ikea a 29,9periodico che contiene i miei introvabili dischi ed ospita la mia ricchissima strumentazione da diggèi (composta per adesso da un solo piatto Numark perché i Technics 1200 li ho venduti anni addietro – sì, mi sputerei in faccia da solo) mi faceva ogni giorno più schifo ed ho deciso di ricoprirlo di adesivi. Ho cominciato a chiederne un pò in giro e ne ho raccolti alcuni, fino a quando mi sono imbattuto (navigando su Yoox, incredibile…) in quest’orgia di stickers che prende il nome di Sticker Bomb. Come si vede nella foto, il mobile ha preso colore, dignità e spessore mentre la mia strumentazione ancora no.

stickers3Chiarito il motivo che mi ha fatto entrare in possesso di questa perla (e poi rapidamente anche del Volume II, qui trattati insieme) possiamo provare ad individuare il nocciolo della questione. Gli adesivi spaccano? Sì, spaccano. Quanto? In modo variabile. In che senso? Nel senso che dipende da chi sei, da quello che vuoi, dal tuo concetto di ego, di bombing, di auto-affermazione. Per esempio, agli occhi di uno che fa top-to-bottom quello che attacca gli adesivi sui cartelli stradali potrebbe sembrare un pivello mezzacalzetta toy suckerone bimbominkia troll scrauso. Ma è anche vero che le due cose non sono per forza agli antipodi, perché ci sono posti, luoghi chiusi o sorvegliati in cui puoi lasciare il tuo nome solo con uno sticker perché magari con lo spray non puoi entrarci. E poi con lo sticker puoi lasciare la tua tag, il tuo nome, il tuo logo anche di giorno, sotto gli occhi di tutti, perché è una cosa meno invasiva, che sembra quasi infantile perché meno rischiosa (meno rischio = meno hardcore). In sintesi, a mio deprecabile avviso, bombardare con stickers è solo un altro aspetto, meno impattante ma non meno potente, della stessa pulsione all’arte.

Il concetto appena mal-eviscerato viene affrontato nel libricino attraverso le parole di vari artisti, tra cui Pez, Darbotz, Jeff Jank, Solo One, Orkibal, Dibo, gente così, presa pe’ strada (come la mettemo mo, eh? Gente presa pe’ strada assume tutto un altro significato, ora, visto che si tratta di street art, vero? Ahmmmerde!….). Il resto lo dicono gli adesivi che riportano le creazioni di artisti che da tutte le parti del mondo hanno collaborato a questo progetto Made in U.K.: il risultato, come indicato nel titolo, è una bomba. Ed è una bomba perché gli stili sono diversi, ed affiancati e mischiati contribuiscono a creare quell’effetto spremuta di cervello che a me me leva la pelle.

stickers1 stickers4

Artisti italiani non ce ne sono molti, purtroppo (ma allo stesso tempo anche sticazzi, anvedimpò se a un writer gliene frega qualcosa di dove è nato, dove risiede, ‘ndo dorme e ‘ndo magna….), ma mi va di sottolineare quei pochi presenti, che sono Santy, Luze, El Gato Chimney (Krudality crew), Microbo e Bo130.

Altro non so e non voglio dirvi, tranne il fatto che ve salutano st’amici.stickers2

Take care
respect
raprezent
e altri frasi a caso.

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