Che l’ignoranza fosse un’erbaccia in grado di aggredire tutti i giardini, anche quelli più curati, lo si sapeva. Ma mai avrei pensato che attecchisse anche in terreni che nell’immaginario collettivo (o nell’immaginario mio e basta) sono aridi, secchi, sabbiosi, merdosi e polverosi. E’ vero, il tipo che ha scritto il Cacciatore di Aquiloni ce l’aveva detto che l’Afghanistan prima della guerra e prima dei Talebani era una terra colorata e profumata, ma, parliamoci chiaro, chi cazzo gli aveva creduto? Tutti sono legati alla propria terra… Pure io quando torno ad Anzio e sento la puzza di fogna uscire dai tombini mi autoconvinco che è l’odore del pesce stantìo che viene dalle rezze ferme al porto, però lo so che non è così.
E quindi nella mia testa tutte quelle zone tipo l’Afghanistan, il Pakistan, il Kurdistan, l’Iranistan, la striscia di Gazistan e via dicendistan, sono territori ben rappresentati dallo scenario postatomico di Ken il Guerriero. Ed è proprio lì che il nostro protagonista Enaiatollah nasce, cresce, corre.
Va chiarito che il protagonista della storia non è il protagonista nel senso che Fabio Geda si è messo lì ed ha detto: mo mi invento una storia, la ambiento in medioriente, e il protagonista lo chiamo… No. Enaiatollah esiste veramente, e racconta a Fabio la sua storia. Che quindi è una storia vera. Una biografia.
Un racconto biografico.
Un Bioracconto.
Un racconto Bio.
L’itinerario disegnato sulla cartina che vedete è stato percorso a piedi, in camion, in canotto, da un bambino che quando è partito aveva forse otto anni (e sul nastro di partenza c’era scritto “ciao, sono la tua mamma, ti lascio qui, da solo, in un paese straniero perché forse qui sopravviverai, a casa tua di certo no…) e che quando è riuscito ad arrivare in Italia ne aveva circa quindici (e sul nastro di arrivo c’era scritto “ciao, io sono l’Italia, spero ti piacciano i centri di accoglienza: si mangia bene, si mangia tutti…). E’ un libro che ci piace, perché non va molto per il sottile. E per chi come me pensa che “Medio Oriente” sia una domanda delle parole crociate (la risposta sarebbe “ien”…) è utile per capire cosa spinge la gente a buttarsi in mare. Che poi è un po’ come chiedere a chi si buttava giù dalla torri gemelle cosa li spingesse a farlo.
Un libro bello. Scritto bene grazie ad uno che è ancora vivo per una serie ripetuta di colpi di fortuna. Che però vanno a bilanciare la sfiga più grande, di cui noi che siamo nati qua non dovremmo mai dimenticarci: essere nati là.
Ciao.
P.S.
Io ‘sta cosa che certi coccodrilli vanno al mare a mostrar le squame chiare mica la sapevo, acciderboli.