Ho pensato ammazza oh, Veronesi è sia regista che scrittore, è proprio uno bravo, forte, poi ha fatto pure quel programma a Radio2 con Cervelli e te dico che è proprio uno forte, colto, profondo, allora questo libro qui anche se è un po’ vecchio me lo accatto, poi sta in offerta, preso, ciao.
Ah, ma i Veronesi so’ due, uno è regista l’altro è scrittore, a me mi sa che mi sta simpatico quello regista, magari il fratello è un tipo borioso, speriamo di no, vabè, ciao.
Sì, confermo, quello della radio è il regista, vabè, ciao.
PDPQTA è un romanzetto carino, svelto, agile, muove la palla velocemente, piacevole. Ci catapulta nel 1988, anno di uscita del libro, quando un Sandrino ventinovenne pubblicava il suo primo romanzo ed io dodicenne forse mi facevo la prima pippetta. Già dalle prime pagine si ha subito quella sensazione di passato cronologicamente appena trascorso ma che pare lontanissimo: le lire, le cabine telefoniche, gli anni pre-smartphone.
Un rapporto padre-figlio complicato perché il figlio è un tipo complicato. Complicato perché la vita gli è stata complicata da una madre fuggita via e da un padre rimasto ma comunque assente.
Un buon lavoro, bravo Sandro.
Ti approfondirò, magari sei anche meglio di tuo fratello Giovanni.
Ciao
Ah, e comunque il treno allegro andava in Germania, e il viaggio non era uno di quelli che puoi raccontare.